

Essere partecipe al carnevale di Venezia è un’esperienza senza paragoni, unica, da fare almeno una volta nella vita. È come svegliarsi durante un sogno per ritrovarsi in una piazza San Marco del XVIII secolo. Il mondo è cambiato fuori e cambia dentro di te. Colori, pizzi, merletti, soavi velluti, la bellezza dei costumi e il mistero, nascosto negli occhi, dietro le maschere. Non c’è niente di più affascinante che il mistero e la meraviglia negli occhi. Ecco, un’altra volta è carnevale! Come si fa a non raccontare la bellezza e la magia vissuti a Venezia in questi giorni.
Le origini del carnevale di Venezia risalgono al 1094 quando, per la prima volta, il vocabolo venne usato per descrivere il divertimento pubblico popolare. Tuttavia, è nel XVII secolo che il carnevale acquisisce prestigio. Anche I nobili volevano divertirsi e attraverso l’anonimato dato dalle maschere si mescolavano al popolo nelle strade. Con le maschere addosso, non solo l’identità, ma anche sesso e classe sociale rimanevano anonimi. Nell’indossare una maschera si entrava in un mondo illusorio dove tutto era possibile e consentito. L’atto di togliere la maschera spesso segnalava disponibilità agli approcci dei corteggiatori. In ogni storia il possibile epilogo partiva dalla “magia”.

Le maschere, simbolo di libertà

Le maschere diventarono simbolo della libertà. Tra le più antiche e tradizionali, che non mancano mai nel carnevale a Venezia, ce n’è una indossata sia da donne che da uomini, la bauta, composta da una maschera bianca, un copricapo a tricorno nero ed un ampio mantello scuro chiamato tabarro. Ma c’è molto di più. Non esiste carnevale a Venezia senza l’Arlecchino, la Colombina, il Gatto, la Moretta e, ovvio, il mio preferito, il bellissimo Pierrot… Ok, mi faccio una lacrimuccia per sognare quell’innamorato romantico quanto sfortunato!
Il mondo però talvolta si dimostra davvero strano. Nel 1797 la bellezza del carnevale di Venezia fu vietata da Napoleone Bonaparte, dopo l’invasione del Nord’Italia. Le maschere furono proibite per timore di disordini e tumulti da parte della popolazione. La festa viene ripristinata solo quasi due secoli dopo quando riprese anche la tradizione delle maschere. Così, si avviò sulle maschere a Venezia un vero e proprio commercio.
Con il riprendere della festa e le tradizioni ristabilite, gli artigiani spolverano quello che sembrava dimenticato e sviluppano gli affari. Attualmente usano tecniche e materiali diversi realizzando anche corsi per chi voglia imparare il mestiere. Si lavorano argilla, gesso, garza, ma le maschere più artigianali sono quelle ottenute seguendo la tradizione antica in cui la cartapesta, ottenuta da ritagli di carta assorbente e colla, viene lavorata rigorosamente a mano.
Per produrre le più ambite maschere di Venezia, prima viene creato il modello e lo stampo nel quale la cartapesta viene lavorata e lasciata essiccare. Tolto lo stampo è ora di rifinire l’opera decorandola e arricchendola con piume, perline, disegni e tutto quello che l’immaginazione sarà in grado di creare. Su di esso, le parole servono poco, solo le immagini possono descrivere tanta bellezza.




























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