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“Gli angeli nel cielo parlano italiano.” (Thomas Mann)

Dante in Paradiso - Divina Commedia

«Ma signore che cosa mi domanda? Son veramente innamorato di questa bellissima lingua, la più bella del mondo. Ho bisogno soltanto di aprire la mia bocca e involontariamente diventa il fonte di tutta l’armonia di questo idioma celeste. Sì, caro signore per me non c’è dubbio che gli angeli parlano italiano. Impossibile immaginare che queste creature del cielo si servano di una lingua meno musicale.»

Questa è una vera e propria dichiarazione d’amore per l’italiano. Thomas Mann, premio Nobel per la Letteratura nel 1929, fa rispondere così al protagonista del suo romanzo “Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull“, alla domanda fatagli dal direttore d’albergo che gli chiedeva se conoscesse l’italiano. Mann, nato in Germania, oltre a questa affascinante confessione ci ha regalato opere come “La morte a Venezia, che più tardi diede origine al premiato film omonimo.

Se quindi l’italiano è la lingua degli angeli scommetto sia anche la lingua ufficiale in cielo, che ne pensi? Non mi sorprendo l’italiano sia passato dall’etereo all’estero come la più romantica, dolce, melodica, armoniosa e seducente delle lingue. Sappiamo tutti che il bello è soggettivo e che una lingua non è più bella dell’altra, ma come mai nel caso dell’italiano tanti condividono la stessa passione? Certo è che molti studi e ricerche sono già stati realizzati da illustri linguistici e anche da molti di noi modesti “operai” delle parole a fine di spiegare tutto ciò, ma ho l’intuito che sicuramente saranno gli angeli che un giorno riusciranno a spiegarcelo meglio. (Foto: Dante Alighieri nel Paradiso di Gustavo Doré 1832-1833 – Gustave Doré, Public domain Mark 1.0, via Wikimedia Commons)

L’italiano nasce dalla poesia di Dante

L’Italia di un tempo era una babele di dialetti in gran parte derivanti dal latino. Divisa in feudi frequentemente in guerra tra di loro, anche la lingua era sottoposta a frammentazione. Gli abitanti della penisola parlavano dialetti locali incomprensibili fra le diverse regioni. Proclamata l’unita d’Italia nel 1861 si fece necessario istituire una lingua nazionale. Gli intellettuali italiani si riunirono e scelsero il dialetto di Firenze come la lingua ufficiale d’Italia. “Hanno dovuto retrocedere di 200 anni per trovare il dialetto più bello e hanno deciso di prenderlo dal linguaggio personale del grande poeta fiorentino Dante Alighieri”, ha detto la scrittrice americana Elizabeth Gilbert, l’autrice del best-seller “Eat, Pray, Love” (Mangia, Prega, Ama). Quindi, l’italiano come lingua è nato dalla poesia di Dante.

Quando nel 1321 pubblicò la “Divina Commedia, Dante scatenò una reazione nel mondo letterato per non averla scritta in latino. Per raccontare il suo viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, lui cercò sulle strade il vero idioma fiorentino, parlato dalla gente. “L’idioma che parliamo oggi è fondamentalmente dantesco. Nessun’altra lingua europea ha un linguaggio così artistico”, afferma la scrittrice. Secondo lei, l’italiano scritto da Dante può ancora essere facilmente compreso da chiunque conosca l’italiano moderno. 

Dante-affresco

Dante e il suo poema, affresco di Domenico di Michelino- Cattedrale di Firenze (1465)  [Domenico di Michelino, Public domain Mark 1.0, via Wikimedia Common] 

«Nell’ultima riga della Divina Commedia, nella quale Dante incontra la visione di Dio stesso, lui scrisse che Dio non è solo un’immagine abbagliante di luce gloriosa, ma, più di tutto, è ‘l’amor che muove il sole e l’altre stelle’».

Quarta lingua più studiata nel mondo

Nel 1861 solo il 2,5% del popolo in Italia parlava italiano correttamente, un altro 10% pur non parlandolo lo capiva. Negli anni 50 del XX secolo, l’italiano perdeva ancora contro i dialetti: il 18% degli italiani comunicava nella lingua ufficiale, il 18% lo faceva alternando l’una e l’altra mentre il 64% usava solo il dialetto locale. L’italiano diventò lingua predominante solo una sessantina di anni fa con l’alfabetizzazione nelle scuole e l’avvento della TV. Secondo i dati statistici del 2015 operati dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), si stima il 45,9% della popolazione si esprima prevalentemente in italiano, il 32,2% sia in italiano che in dialetto mentre il 14% usi ancora prevalentemente il dialetto (il 6,9% parla altre lingue e è caratterizzato dagli immigrati).

Attualmente l’italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo. La notizia, esaurientemente pubblicata da quotidiani e da vari blog italiani, arriva dall’Ethnologue: Languages of the World, una pubblicazione cartacea ed elettronica del SIL International. Nei primi posti si presentano l’inglese, lo spagnolo e il mandarino, rispettivamente. L’idioma di Dante, quindi, ha superato il francese e il tedesco, tra altre lingue. Nella classifica per numero di parlanti, intanto, l’inglese segue in primo, il portoghese occupa la 10a posizione e l’italiano è al 21posto.

I motivi per i quali l’italiano è la quarta lingua più studiata possono essere tanti e sicuramente uno dei principali è la cultura italiana. Credo anche che la musicalità dell’italiano parlato influisca moltissimo e, perché non dire, anche il cibo. Ho letto 

qualche tempo fa un articolo pubblicato dalla stampa italiana in cui un professore d’italiano diceva più o meno così: “molti stranieri sono spinti a studiare i nostri vocaboli, magari solo per leggere le divine ricette”.

Da matricola universitaria in Brasile mi iscrissi ad un corso d’italiano. Le motivazioni principali furono le mie radici familiari, il legame con la cultura e il fascino delle canzoni di allora, ma non solo. La bellezza delle parole, la letteratura, il cinema, la storia, l’arte, il cibo, il desiderio di un giorno visitare l’Italia e l’emozione che la lingua mi faceva provare, tutto ciò l’ha fatta divenire la mia seconda lingua. Più tardi la necessità mi ha condotto ad imparare l’inglese e, se del portoghese rimango fiera averla come madrelingua e l’amo proprio, l’italiano è diventato per me l’idioma del piacere.

Pixabay license

Dall'etereo all'estero

È proprio Elizabeth Gilbert a spiegarci il potere seduttivo della lingua italiana. “L’aspetto interessante della mia classe d’italiano è che nessuno ha davvero bisogno di essere qui. Siamo in dodici, di tutte le età, provenienti da tutte le parti del mondo, ma ciascuno è venuto a Roma spinto dallo stesso desiderio – studiare l’italiano per il solo piacere d’impararlo. (…) Ognuno, anche il sussiegoso ingegnere tedesco, la pensa allo stesso modo: vogliamo studiare l’italiano per godere delle sensazioni che ne riceviamo. Una russa dal viso triste dice che si è regalata queste lezioni d’italiano perché ha pensato di ‘meritare qualcosa di bello.'”

Dopo averci traghettato attraverso l’Inferno, percorso il Purgatorio e giunti al Paradiso, dove forse gli angeli hanno imparato a parlare italiano, la lingua della commedia divina di Dante vince non soltanto le barriere della penisola italica, ma travalica i confini conquistando nuovi ed inguaribili appassionati. Neanche nelle terre vicine si ferma; pian piano si mostra irresistibile a quelli che abitano nel continente americano ed ora nel mondo asiatico. Le ultime notizie arrivano dal giornale “Elaph, il primo quotidiano arabo indipendente online, che titola: “l’italiano è la lingua più bella.” 

A questa conclusione è giunta la giornalista Sarah al-Shamali dopo la sua personale analisi sulle lingue più conosciute. Nell’analisi effettuata, Sarah al-Shamali ha preso in considerazione l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco, il portoghese, l’ebraico, l’arabo e il cinese, oltre ad altre lingue. Ha valutato le sonorità, la struttura, la versatilità e l’uso degli idiomi mettendoli a confronto e ha concluso che la lingua italiana è di gran lunga la più bella. Secondo lei, “l’italiano è il miglior linguaggio per la sua forte espressività ed eloquenza. Oltre a questo, la tonalità romantica e la gestualità caratteristica usate dagli italiani donano alla lingua una dimensione più umana”. La notizia è stata anche pubblicata dall’ArabPress, con un link alla pubblicazione originale.

Dagli articoli dell’Elaph e dalle parole dal professore d’italiano citato qui sopra si può concludere che sia dalla “Divina Commedia o nelle divine ricette della cucina italiana, la lingua di Dante ci seduce. Ricordo un libro, sul quale studiai, dal titolo: “L’italiano, una lingua maliarda“, di Romolo Traiano, pubblicato dalla casa editrice Centro Studi Ca’romana, nel 1987. Già diceva Traiano che l’italiano è una lingua davvero seducente.

La lingua italiana in Brasile

Durante il periodo più forte dell’emigrazione italiana, tra 1875 ed il 1935, un milione e mezzo d’italiani arrivarono in Brasile. Fra essi più della metà erano veneti, come i miei bisnonni Valentino Fasolato ed Elvira Pressato, e parlavano il dialetto veneto che presenta assonanze col portoghese. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’allora presidente della Repubblica, Getúlio Vargas, vietò l’uso parlato e scritto della lingua italiana in Brasile chiudendo anche le scuole. La proibizione ha fatto sì che gli italiani e i loro discendenti comunicassero tra loro usando un misto di veneto e portoghese permettendo così la nascita di una nuova lingua: il Talian. Chiamato anche “veneto brasiliano”, nel 2014 è stato riconosciuto ufficialmente come lingua entrando a far parte del patrimonio storico e culturale del Brasile. Ma cos’elo sto Talian? Bene, su questo parleremo in un altro post.

Antonio Prado (RS) cidade italiana

Antônio Prado (RS) una delle tante città italiane in Brasile. – Porta d’accesso da Marinelson Almeida – Flickr Attribution CC BY 2.0

 

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