Dove si trova la Banda di Monica?

La Banda di Monica è in giro per il mondo in un’avventura carica di adrenalina e… Tante botte col coniglietto di peluche blu. Contrariando il detto “i panni sporchi si lavano in famiglia”, se Monica dovesse colpire qualcuno con il suo coniglio, sia per difendere se stessa o uno dei suoi amici, lei lo farebbe in Brasile, in Italia, negli Stati Uniti, in Giappone o in qualsiasi paese di lingua portoghese dove la banda riuscisse ad arrivare. Mai dubitare, loro vanno lontano!

Una delle avventure più emozionanti ed educative vissute dalla Banda di Monica è la visita ai paesi che hanno il portoghese come lingua madre. La bella notizia è che possiamo decollare e vivere insieme a loro tutte queste intense emozioni. L’avventura è raccontata nel libro Turma da Mônica — Uma viagem aos países de lingua portuguesa (in traduzione libera “La Banda di Monica – Un viaggio ai paesi di Lingua Portoghese”), risultato dalla collaborazione tra l’autore José Santos, brasiliano di discendenza portoghese, e la Casa di Produzioni Maurício de Sousa.

Nei venti capitoli del libro, la Banda ci racconta tutto sul viaggio fatto a bordo del volo VAMOS – Voli Aerei Maurício di Sousa (VAMOS in portoghese significa ANDIAMO). Il programma di viaggio è fantastico e ci porta molta conoscenza e belle risate. Sotto lo sguardo della Banda, impariamo un po’ più sul Brasile, Angola, São Tomé e Príncipe, Capo Verde, Guinea Bissau, Guinea Equatoriale, Mozambico, Timor Est, Portogallo e, infine, sul loro ritorno a casa nel quartiere fittizio di Limoeiro, a São Paulo. Oltre a darci una lezione su questi paesi, hanno colto l’occasione per mostrarci alcune differenze tra il vocabolario di ciascuno. Il libro è stato curato dalla Casa Editrice Imeph e distribuito da Bookwire.

Allora, cosa aspettate? Dai, andiamo a fare un giretto insieme a loro! Clicca qui e… Buon viaggio!

La Banda di Monica intorno al mondo

Monica, Magali, Cebolinha… Aspetta un attimo, non sarebbe Cipollino il nome di quel bravo ragazzo, l’amico di Monica, che parla con la “erre” moscia? È già, Cipollino per gli italiani, ma i brasiliani lo conoscono come scritto lassù, ovvero, Cebolinha. Come in italiano, l’idea è sempre quella di puntare la somiglianza tra il ciuffo di cinque capelli del ragazzino e l’erba cipollina. Patacca (in portoghese, Cascão) è quel personaggio che non ama l’acqua e tanto meno fare il bagno. Le storie sono molto divertenti e trovarle in Italia non ha prezzo. Celebre in Brasile, l’opera di Maurício de Sousa, è diventata nota agli italiani attraverso i fumetti e i cartoni animati. In Italia, il gruppo è conosciuto come La Banda di Monica.

I fumetti furono pubblicati in Brasile nel 1970, anche se molti anni prima alcuni dei personaggi erano già conosciuti attraverso le strisce pubblicate dai quotidiani. Le storie raccontano le avventure di Monica e dei suoi amici. Lei è il capo del gruppo e questo nessuno osa mettere in discussione. Il carattere forte di Monica non impedisce agli amici di prenderla in giro, soprattutto a causa dei

suoi dentoni, però Monica se la cava benissimo. Cipollino e Patacca vivono per ideare dei piani infallibili per sconfiggere Monica o, chissà, almeno di sottrarle il suo inseparabile coniglio di peluche (Sansone), usato da lei contro di loro per difendersi. Tuttavia, quando sono gli amici a ritrovarsi nei guai, Monica è sempre pronta a salvarli la pelle. Magali, la migliore amica di Monica, è una golosa, pazza di anguria e padrona di un bel micio bianco chiamato Vanilla.

La Banda di Monica è già stata pubblicata in 40 paesi e in quattordici lingue. Nella versione in inglese, soltanto Monica ha avuto il suo nome mantenuto. Cipollino è diventato *Jimmy Five; Patacca è Smudge; Magali, la chiamano Maggy, e la Banda è conosciuta come Monica’s Gang. Il gruppo più amato in Brasile ha fatto le valigie ed è andato anche in Giappone. Lì, la Banda è conosciuta come Monika & Furenzu (Monica e Amici) e i compagni di Monica sono Magari (Magali). Kusukon (Cascão) e Seboriinha (Cebolinha). Dal tutto, i personaggi e il divertimento sono gli stessi in qualsiasi lingua.

*Jimmy Five fa riferimento alla espressione inglese “Gimme Five”, atto di salutarsi battendo le mani in aria, come l’italiano “Batti il cinque” o “Toque aqui”, in portoghese. Come Jimmy è un nome diffuso in inglese e il nostro Cipollino ha solo un ciuffo con cinque capelli, ecco, Jimmy Five. Per saperne di più sulla Banda di Monica in Brasile, clicca qui.

Nel frattempo in Italia la mossa vincente: “A Divina Jogada”

  “Dante, Dante, Dante

Dante, Dante, mamma mia,

você é o centroavante

no time da poesia.”

A Divina Jogada

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dante in Bologna, illustrazione da Eloar Guazzelli, nel libro A Divina Jogada, scritto da José Santos.

Una partita tra Brasile e Italia dove tutti vincono. Nella squadra brasiliana, quelli che spaccano di brutto sono l’autore José Santos e l’illustratore Eloar Guzzelli mettendo in campo per rappresentare l’Italia niente di meno dei poeti Dante e Virgilio. Comincia la divina partita! Il confronto avviene con la realizzazione di tre insolite partite di calcio che si svolgono negli stadi dell’Inferno, del Paradiso e del Purgatorio. Il trofeo di questa Divina Jogada è il premio Jabuti, vinto dell’autore. Il Jabuti è il più conosciuto premio letterario brasiliano.

A Divina Jogada è una rilettura attuale di opere della letteratura tradizionale. In questa nuova veste sono state rievocate la mitologia, la Bibbia e la Divina Commedia stessa, in omaggio a Dante Alighieri. In questo contesto, ovviamente, partecipano solo giocatori illustri come Giuda, Adamo, Mosè, il Minotauro, Santo Antonio e persino Salomone che ha vantato forza e saggezza. Il libro A Divina Jogada è stato pubblicato dalla casa editrice “Editora Nós”.

Clicca qui per acquistare A Divina Jogada.

Sull’autore José Santos

José Santos è nato e cresciuto nell’era dei fumetti, quando i supplementi letterari dei giornali davano vita a personaggi incredibili e José, ancor prima d’imparare a leggere, aveva già scelto come suoi personaggi preferiti il giovane dinosauro filosofo Horacio, l’inventore cavernicolo Piteco e l’esploratore spaziale l’Astronauta. Tutti i tre sicuramente giocarono un ruolo importante nella sua alfabetizzazione. Di origine portoghese, Josè Santos,  nacque il 30 ottobre 1959, a Minas Gerais, nel comune di Santana do Deserto. L’interesse dimostrato già da piccolo per la letteratura, lui l’ha portato al mondo accademico, laureandosi in Scienze della Comunicazione presso l’Università Federale di Juiz de Fora. Successivamente si trasferì a São Paulo e dopo la nascita dei suoi figli, Miguel e Jonas, si dedicò alla letteratura per l’infanzia. Da allora, ha pubblicato più di 50 titoli con vari temi come folklore, horror, moda, astronomia, calcio, favole, musica e lingua portoghese.

Oltre ad A Divina Jogada, che ha vinto il premio Jabuti, José Santos, insieme al poeta José Jorge Letria, ha ricevuto anche il premio dalla Fondazione nazionale del libro per bambini e ragazzi (Fundação Nacional do Livro Infantil e Juvenil – FNLIJ) per il miglior libro nella categoria Lingua portoghese per l’opera Infâncias — daqui e além mar (“Infanzie  qui e oltre l’oceano” in traduzione libera). Con Maurício de Sousa, José Santos ha pubblicato Turma da Mônica — Uma viagem a Portugal (La Banda di Monica Un viaggio in Portogallo), in cui mostra le differenze tra il portoghese parlato in Brasile e in Portogallo; Turma da Mônica — Uma viagem à América Latina (La Banda di Monica Un viaggio in America Latina); Turma da Mônica — Uma viagem do Brasil ao Japão (La Banda di Monica Un viaggio dal Brasile al Giappone) e Turma da Mônica — Uma viagem aos países de língua portuguesa (La Banda di Monica Un viaggio nei paesi di lingua portoghese in traduzione libera, così come gli altri titoli sopra citati).

E c’è un nuovo libro in libreria: il romanzo per ragazzi A misteriosa carta portuguesa (“La misteriosa lettera portoghese” in traduzione libera), appena rilasciato nella città di Santos, a San Paolo. Scritto con la partecipazione di Alexandre Le Voci Sayad e del Circolo di lettura della scuola Josefa de Óbidos, A Misteriosa Carta Portuguesa  

racconta il viaggio di una ragazza di 15 anni, Rita, che va in Portogallo per uno scambio scolastico. Una lettera misteriosa e la curiosità della ragazza fanno scattare un’indagine piena di suspense, paure, incontri e riavvicinamenti. Il libro, pubblicato da Editora Faria e Silva, è stato selezionato dal programma Minha Biblioteca (La mia Biblioteca) del Dipartimento di Educazione Municipale di São Paulo e fa parte del Programma Nazionale del Libro di Testo (Programa Nacional do Livro Didático-PNLD).

Se vuoi partecipare a questa nuova avventura, clicca qui. A misteriosa carta portuguesa è disponibile su Amazon.

E per chi volesse saperne di più sul lavoro di José Santos, ecco i seguenti titoli: Matinta Ferreira, opera in cordel pubblicata da SESI_SP; Show de Bola (FTD Educação) e Futebolíadas (Editora Dsop), adattamento del classico “L’Iliade”, di Omero, che sicuramente piacerà a greci e troiani.

Le foto usate in questo post sono state gentilmente cedute dall’autore.

 

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Giornata mondiale della lingua portoghese: nuove scoperte

bandiere-brasile-portogallo

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Dopo quattro secoli di scoperte portoghesi si riscopre il portoghese. Su iniziativa dell’Unesco, è stata istituita la Giornata Mondiale della Lingua Portoghese che si celebrerà ogni 5 maggio. Più di 260 milioni di persone usano quotidianamente il portoghese quale lingua madre oltre ai molti che, dopo averla scoperta, se ne sono innamorati. La lingua portoghese da sempre possiede una propria identità, è legittimata in ogni livello sociale ed è in costante evoluzione, ma l’iniziativa dell’Unesco la fornisce valore aggiuntivo in termini di notorietà quale linguaggio globale e di comunicazione internazionale.

In questo primo anno di festeggiamento, il presidente della Repubblica del Portogallo, Marcelo Rebelo de Souza, ha evidenziato la forza dell’idioma parlato nei cinque continenti, elogiato la genialità di autori come Camões, Saramago, Mia Couto, Jorge Amado, Hélder Proença, Rubem Fonseca e di tutti coloro che usandolo arricchiscono il linguaggio continuativamente. Il presidente ha definito la lingua portoghese come “una lingua del futuro, viva, diversa nell’unità, che cambia nel tempo e nello spazio, sebbene conservi sempre la sua essenza”.

La direttrice-generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ha espresso il suo pensiero affermando che il portoghese è una lingua creativa, di musica, letteratura e di cinema, e nel contempo una lingua di scienza, innovazione, pedagogia e solidarietà. “Lingua di mari e di oceani”, l’ha definita. Sì, lingua di mari e di oceani perché grazie alle esplorazioni navali del XV secolo ebbe inizio l’Età delle Scoperte periodo in cui i portoghesi lasciarono tracce significative in tante diverse culture

sbarco-dei-portoghesi-in-brasile-1500Sbarco dei portoghesi in Brasile nel 1500 – Museo Paulista, Public domain Mark 1.0, Wikimedia Commons.

Costeggiando l’Africa e veleggiando attraverso l’oceano Atlantico, i portoghesi arrivarono in Brasile nel 1500. Questo percorso contribuì alla diffusione della lingua portoghese presso tutti i continenti (esclusa l’Antartide) e fece che il portoghese diventasse la lingua ufficiale in nove paesi del mondo: Portogallo, Brasile, Angola, São Tomé e Principe, Mozambico, Capo Verde, Guinea-Bissau, Timor Est e Macao. Troviamo anche tracce della lingua portoghese in India, Francia, Spagna, Venezuela, Paraguay, Uruguay e Giappone, tra gli altri, facendola diventare la 6ª lingua madre più parlata nel mondo. Ora il portoghese riafferma la sua importanza come lingua di lavoro nelle organizzazioni internazionali come l’UE, l’Organizzazione degli Stati Americani e il Mercosur.

“La lingua portoghese viene costruita quotidianamente dai vari popoli di tutti i continenti, in un costante arricchimento del suo multiculturalismo”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazione Unite, António Guterres, sottolineando che la data istituita per l’evento è un “giusto riconoscimento alla sua rilevanza a livello globale”. In Portogallo, per celebrare la prima Giornata Mondiale della Lingua Portoghese e i 30 anni dell’Associazione Internazionale per le Comunicazione di Lingua Portoghese, la CTT (Posta e Telegrafi) ha emesso in accoppiata due francobolli con una tiratura di 100 mila copie.

In Brasile, la data viene celebrata insieme alle feste per i 60 anni di fondazione della capitale con la pubblicazione del libro “Sonhar Brasília” (in traduzione libera “Sognare Brasilia”). Il libro contiene una raccolta di testi di autori provenienti dai paesi che appartengono alla CPLP- Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese, creata nel 1996. Sono testi inediti e illustrati che mettono in evidenza le peculiarità culturale e linguistica di ciascun paese. Anche se le celebrazioni sono state ostacolate dalla pandemia da Covid-19 e il lancio dell’edizione cartacea inizialmente è stato rinviato, una versione digitale gratuita è disponibile presso la biblioteca digitale dell’Unesco.

biblioteca-nazionale-rio-de-janeiroLa Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro, uno dei tanti lasciti dei portoghesi in Brasile. Halleypo, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

museo-della-lingua-portoghese-sao-pauloLa “Estação da Luz”, sede del Museo della Lingua Portoghese a São Paulo – Cralize Dominio pubblico

Ritratto Don Pietro II - Public domain Mark 1.0

Pedro II (in italiano Pietro II) governò il Brasile tra 1831 e il 1889, quando la monarchia venne abolita. Lui fu il secondo e l’ultimo imperatore del Brasile e morì nel 1891 in stato di esilio in Francia. Nel momento della preparazione della salma, Gaston d’Orléans (o Gastone), il Conte d’Eu, sposato con la figlia dell’Imperatore, la principessa Isabel (Isabelle), rinvenne tra gli oggetti personali di Pedro, un sacchetto contenente terriccio proveniente dal Brasile assieme ad una lettera olografa che recitava: “Sono terre provenienti dal Brasile e desidero che siano poste dentro la mia bara qualora morissi lontano dalla mia patria”. Seguendo la sua volontà, il sacchetto gli venne posto accanto e le sue spoglie tornarono in Brasile nel 1921. La salma venne deposta nella cattedrale di São Pedro de Alcântara a Petrópolis, città da egli stesso fondata nello stato di Rio de Janeiro. Pedro II è riconosciuto come “il difensore perpetuo del Brasile”. Con le sue ultime parole, lui ha espresso un desiderio: “Dio concedimi questi ultimi desideri  — la pace e prosperità per il Brasile.”  (Sotto, l’illustrazione della corona indossata da Don Pedro nella sua incoronazione come imperatore del Brasile nel 1841).

E ora, José?

E ora, José? Se la lingua portoghese sta diventando sempre più importante a causa dei vincoli economici, secondo me è nella letteratura che mostra il suo valore più alto. Riconosco la grandezza degli autori di lingua portoghese, di Camões, Saramago, Mia Couto e tanti altri, ma qui tiro l’acqua al mio mulino. “No tempo do eu menino”, come ebbe a dire una volta il poeta Manuel Bandeira in riferimento a quando era appena un ragazzino, mio papà mi ha spalancato la porta al mondo dei libri. Appena natta (esagerato lui), ha cominciato ad acquistarli e mi ricordo ancora il mio tesoro: centinaia di librettini di storielle. Così molto precocemente mi ha donato la sua più grande eredità, il gusto per la lettura.

Per primo m’infilai nel mondo magico di quei librettini e senza rendermi conto molti anni dopo ho fatto un tuffo nel “Reino das Águas Claras” (in traduzione libera “Regno delle Acque Limpide“) dello scrittore e traduttore brasiliano Monteiro Lobato, noto per le sue opere e personaggi. La fantasia mi ha accompagnato negli anni e anche da grande non mi è voluto molto per “seguire” Emília, la bambola dispettosa creata da Lobato che lasciava le pagine dei libri guadagnando spazio televisivo. Di libri in libri, ho intrapreso il mio percorso: ho condiviso con Cecília Meireles (poeta e scrittrice) il dubbio perpetuo e atroce “se indossare il guanto oppure l’anello” e mi sono persa in riflessione; ho volato con le Ali di Carta, guidata da Marcelo Xavier e insieme siamo arrivati “alla festa del re”. Così, abbiamo attraversato il tempo come se attraversassimo una porta.

Questi autori sono appena la punta dell’iceberg della letteratura brasiliana. Il tuffo nelle “acque limpide” del Sítio do Picapau Amarelo (in traduzione libera Fattoria del Picchio Giallo) è anche il tuffo nelle opere che arrivarono più tardi: Machado de Assis, José de Alencar, Graciliano Ramos, Guimarães Rosa, Jorge Amado, João Cabral de Melo Neto, Joaquim Manuel de Macedo e Rubem Braga, tra tanti altri. Anche inciampare in quel “sasso nel mezzo del cammino” lasciato da Carlos Drummond de Andrade, è stato decisivo perché li ho potuto capire che a volte l’inciampo ci può portare avanti più rapidamente e fu in questo modo che ho trovato Ruth Rocha, Ana Maria Machado, Luís Fernando Veríssimo, Ariano Suassuna, Carlos Eduardo Novaes e Millôr Fernandes. E come non amare la “Velha Contrabandista” *(La vecchietta spacciatrice) di Stanislaw Ponte Preta”, la “Abobrinha” *(La zucca) di Drummond o l“Eloquência Singular” *(Eloquenza singolare”) di Fernando Sabino?

Non sarò io però a dire cosa la lingua portoghese rappresenti. Chiamo in causa Clarice Lispector, scrittrice, giornalista e traduttrice ucraina naturalizzata brasiliana, scomparsa nel 1977. In una intervista lei ha confessato: “questa è una dichiarazione d’amore: amo la lingua portoghese. Non è facile. Non è malleabile. ´[…] La lingua portoghese è una vera sfida per chi scrive. Soprattutto per chi scrive togliendo a cose e persone il primo strato di superficialità. A volte reagisce dinanzi ad un pensiero più complicato. A volte si spaventa con l’imprevedibilità di una frase. Mi piace maneggiarla – come mi piaceva montare a cavallo e prenderlo per le redini, a volte lentamente, a volte al galoppo.” Sicuramente non avrei potuto chiudere maggio senza convalidare questa sua dichiarazione.

La statua in bronzo seduta su una panchina nella spiaggia di Copacabana, quartiere dove per molti anni visse il poeta e dove amava sedersi nei tardi pomeriggi per ascoltare il rumore del mare e guardare il tramonto. Drummond ci ha lasciato nel 1987. La statua fu inaugurata nel 2002. Foto di Carlos Varela- Flickr Attribution 2.0 Generic (CCBY 2.0)

Carlos Drummond de Andrade raffigurato su una banconota brasiliana da 50 cruzados novos, 1990. Immagine da Ecliptics, Wikimedia Commons, Attribution-Share Alike 4.0 International.

José
Carlos Drummond de Andrade

E ora, José?
la festa è finita,
la luce si è spenta,
la gente è andata,
la notte è più fredda,
e ora, José?
e ora, tu?
tu che non hai nome,
che prendi in giro gli altri,
tu che fai versi,
che ami, protesti?
e ora, José?

Sei privo d’amore,
sei privo di parole,
sei privo di affetto,
non puoi più bere,
non puoi più fumare,
sputare non puoi,
la notte è più fredda,
l’alba non viene ,
il tram non viene,
la risata non viene,
non viene l’utopia
ed è tutto finito
ed è tutto fuggito
ed è tutto ammuffito,
e ora, José?

E ora, José?
tua gentile parola,
tuo scorcio di febbre,
tua avidità e digiuno,
tua biblioteca,
tuo filone d’oro,
tuo abito di vetro,
tua incoerenza,
tuo odio — e ora?

Con la chiave in mano
vuoi aprire la porta,
non c’è porta;
vuoi annegare nel mare,
ma i mari si è asciugato;
vuoi andare a casa,
ma casa non c’è più.
José, e ora?

Se tu urlassi,
se tu gemessi,
se tu suonassi
il valzer viennese,
se tu dormissi,
se ti stancassi,
se tu morissi…
Ma tu non muori,
sei duro, José!

Da solo nel buio
come una bestia in una tana,
senza divinità pagane,
senza parete nuda
su cui appoggiarti,
senza cavallo nero
che scappa al galoppo,
tu marci, José!
José, verso dove?

 

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Un’analisi (molto personale) su ‘Bolero de Ravel em Nova Roma’

Bolero de Ravel em Nova Roma, romanzo del giornalista e scrittore brasiliano Geraldo Muanis, mi è capitato fra le mani sotto forma di regalo dell’autore, amico con il quale ho avuto la felice opportunità di lavorare nei miei anni come giornalista a Juiz de Fora, nostra città di nascita. La vita presto ci ha fatto prendere percorsi diversi, ma, per fortuna o merito, la nostra amicizia ha avuto il potere non solo di vincere la distanza, ma anche di resistere alla prova del tempo.

Sono passati molti anni prima ci potessimo di nuovo ritrovare per un caffè alcuni mesi fa, durante una breve visita nella mia città natale. Ci siamo aggiornati, rassicurandoci sul fatto che il nostro abbraccio sia ancora stretto e nuovamente ci siamo detti addio, certi che “l’amicizia è un amore che non muore mai”, come saggiamente ebbe a dire il poeta Mário Quintana. Ho salutato il mio amico e da quell’incontro porto con me l’immagine di qualcuno che né tempo, né dolori o conquiste potranno mutare. In aggiunta un piccolo grande tesoro: due dei suoi romanzi più recenti.

Inizialmente ho pensato che data l’amicizia non ci fosse per me modo di fare una recensione imparziale sui suoi libri, come dovrebbe essere. Però, arrivata a metà di ‘Bolero di Ravel em Nova Roma‘, la decisione l’avevo già presa: SI, all’inferno i critici di turno, almeno un’analisi (molto personale) di questa narrativa la farò per il mio blog. Così è nato questo post, da una vecchia amicizia, un dolce ritrovarci, un amore che non muore mai, un libro in cui Muanis prende in prestito la finzione per mostrare la realtà o forse solo per sottolineare la sovrapposizione di entrambi.

Il romanzo è stato pubblicato nel dicembre 2017 - Copertina dall'artista Jorge Arbach.

Qualsiasi somiglianza con la realtà è una mera coincidenza

Bolero de Ravel em Nova Roma (Bolero di Ravel a Nuova Roma, in traduzione libera) è un’opera dinamica che sfuma il confine tra fantasia e realtà. Mi ha condotto in un viaggio fra i miei ricordi, scatenando una serie di flashbacks del dietro le quinte del giornalismo, oltre a portarmi alla nostalgia di un tempo che non tornerà mai più, di convivenza tra colleghi nelle redazioni dei giornali e negli uffici stampa. Mi ha fatto ricordare fatti sepolti dal tempo e, in aggiunta, mi ha raccontato altri per me inimmaginabili, ma nei quali è possibile riconoscere determinati personaggi e luoghi, così fantasiosi eppure così reali. Sfogliando il passato solo per trovare il presente.

Non sto dicendo che il libro sia diretto ad un pubblico specifico, anzi è da essere letto da chiunque. È una storia frenetica, ben scritta, che espone la profonda visione dell’interiorità dell’autore e di ciò che lo circonda. Muanis si mostra critico, creativo e sensibile e mi ha fatto anche ridere a crepapelle con la “storia” di Topolino (se vuoi conoscerla, acquista il libro!). Nella sua esperienza conosce come la vita sia fatta di momenti e che vivere è cogliere i momenti magici che ci sono concessi come se fossero doni, mentre il mondo gira nel ritmo di interessi politici e mediatici, che all’intento di perpetuare il potere sostiene un circolo vizioso simile alla ruota dei criceti.

Una versione perversa, questa, della sinfonia di Ravel come la definisce lui e aggiunge: “Mi auguro che il compositore francese Maurice Ravel non si rivolti nella tomba a causa di questa versione perversa, sotto la forma del Male, all’interno di una struttura disarmonica che non cambia mai. La cadenza si alterna come un’altalena politica, venti, trenta, quarant’anni, con sempre la stessa cantilena, sempre le stesse bugie e promesse. Ma nulla cambia. Secondo Muanis, il sublime ‘Bolero di Ravel’ con le sue note ripetitive porta a un’estasi finale che purtroppo non avviene in Nova Roma.

“A Nova Roma la sinfonia acquista uno stato di quiescenza inquietante ed innocuo, sotto le cadenze sataniche e ripetute della sottrazione e corruzione. Sempre con lo stesso circo, ma ogni giorno con meno pane. E il futuro non arriva mai”, lui si lamenta. Va subito sottolineato che qualsiasi riferimento a fatti o persone esistenti è certamente il frutto dell’immaginazione del lettore.

 

Geraldo Muanis è nato il 18 giugno 1959 a Juiz de Fora, città di 500 mila abitanti circa situata a sud-est di Brasile. Si è laureato presso l’Università Federale di Juiz de Fora e ha lavorato in vari uffici stampa e testate giornalistiche locali comeTribuna de Minas, Tribuna da Tarde, Panorama e JF Hoje. Ha pubblicato diversi libri tra cui i romanzi ‘Sinfonia solitária em Dor-Maior’, ‘Se você souber, os olhos não mentem’, ‘Os últimos dias de Nova Roma’, ‘Teu corpo é uma estátua que gira no centro de minha mente’e ‘Histórias REAIS que Nossas Babás não Contavam’, disponibile su Amazon.

 

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