C’è posta per Giulietta!

Image by Adriano Gadini from Pixabay

Cara Giulietta,

non ti chiederò se la tua storia che nel tempo ha consacrato Verona come città dell’amore sia verità o leggenda. A me basta la magia, la forza e il potere che la tua storia ha nel tenere vivo l’amore. Da secoli ti dimostri una brava ascoltatrice, attenta alle pene del cuore, l’amica che non manca mai e forse l’ultima speranza per coloro che non hanno nessun altro con cui condividere i sogni o confidare i loro segreti. Cara amica, anche quest’anno nel giorno di San Valentino certo sentirai dirti “c’è posta per Giulietta!”

La tua città respira (e sospira) l’amore.

Tanti cercano proprio la tua accoglienza per sfogarsi. Ti raccontano la loro sofferenza cercando una parola di conforto, chiedono un suggerimento su come esprimere il proprio amore (si, cara Giulietta, sono tanti i Romeo che non sanno parlare d’amore). Ci sono anche coloro i quali vogliono un tuo consiglio su come trovare il loro Romeo o la loro Giulietta oppure quelli che desiderano solo raccontarti la propria storia o un vissuto momento di felicità. La verità è che presto o tardi quella cosa capita a tutti, ci si innamora, anche se per Matteo, Francesco, Antonio o Romeo, la domanda rimane la stessa che hai fatto tu “Oh RomeoRomeo..perché sei tu, Romeo?”

La posta per Giulietta ormai è una tradizione

Finché ci saranno domande, ci saranno anche i “segretari di Giulietta” a dare risposte. Domande certo non mancheranno per la squadra di volontari che si occupa di raccogliere la posta per Giulietta e rispondere ad ogni lettera, anche a quelle inviate col solo indirizzo “Giulietta, Verona”. Si, la magia c’è, le lettere per Giulietta sono circa 50.000 ogni anno ed arrivano da ogni parte del mondo, scritte dai più svariati mittenti, dall’adolescente che vive il primo amore come dall’imprenditore innamorato.

La tradizione di queste lettere risale al 1937 quando il “primo segretario di Giulietta” Ettore Solimani, guardiano della tomba di Giulietta, commosso dal contenuto delle lettere lasciate dai turisti, ha iniziato a raccoglierle ed a rispondere ad esse. Per 20 anni ha portato avanti questo compito da solo soltanto per il piacere di farlo. Ettore ebbe sempre una parola di consolazione da offrire e firmò ogni lettera “la tua Giulietta”, fino al 1957, quando è stato costretto ad andarsene in pensione. Dopo lui, l’incarico rimase a dei volontari abitanti di Verona, finché nel 1972 Giulio Tamassia, assieme ad un gruppo di amici, ebbe l’idea di creare il Club di Giulietta, un’ associazione culturale senza fine di lucro il cui unico scopo è quello di mantenere viva la storia dei due amanti veronesi, diffondendo nel mondo il loro amore.

Il Club di Giulietta sostiene giornalmente ed in ogni modo questo compito e quando la storia raccontata dovesse richiedere maggior cura e attenzione non esita a cercare aiuto anche con il supporto di uno psicologo locale oppure d’istituzioni in grado di renderlo maggiormente concreto e significativo. Oltre a curare la posta per Giulietta, il club organizza nella settimana di San Valentino il premio “Cara Giulietta” che giunge la 30edizione e prevede la scelta delle più belle lettere scritte nell’anno precedente. Il club poi gestisce il premio letterario internazionale “Scrivere per amore” durante il quale viene scelto il miglior libro d’amore pubblicato in Italia e a settembre festeggia il “Compleanno di Giulietta” nelle piazze di Verona. Lo slogan quest’anno (2022) è “Verona in Love – Se ami qualcuno portalo a Verona”. Noi ci riuniamo al ritornello “Love. (all we need is)”.

L’identificazione della nobile famiglia Cappello con i Capuleti ha dato origine alla convinzione che la casa qui sopra sia quella di Giulietta. Appena passato il portico d’entrata se vede il balcone degli innamorati. A pochi passi della casa di Giulietta se trova la casa di Romeo.

Verona - città di Romeo e Giulietta

Nel giorno di San Valentino l’amore ci aspetta a Verona, città di Romeo e Giulietta. Dieci anni fa mi trovai per caso coinvolta in questo appuntamento e devo dire che l’aria che si respira nella città a San Valentino è diversa. Si può sentire la magia lungo via Cappello dove si trova la casa di Giulietta e tra le sue mura dove gli attori ridanno vita ai due amanti rievocando la mitica scena del balcone. A Verona c’è molto da vedere. Dopo aver attraversato le porte della cinta muraria medievale ci si trova di fronte all’Arena, anfiteatro romano che oggi ospita diversificati eventi culturali. Seguendo l’itinerario romantico si giunge alla piazza delle Erbe, alla casa di Giulietta e, dopo pochi passi, alla casa di Romeo. È possibile fare anche una visita alla tomba di Giulietta ospitata presso il Museo degli Affreschi.

In città c’è chi dice che la casa di Giulietta appartenesse alla famiglia Cappelletti, che probabilmente divenne Capuleti nella leggenda shakespeariana, così come quella di Romeo Montecchi era la dimora della famiglia Monticoli. Nessuno lo sa per certo.  L’esistenza degli amanti veronesi racchiude un mistero. Alcuni sostengono che Montecchi e Capuleti siano esistiti, altri che la tragedia romantica di Shakespeare, pubblicata originalmente nel 1596, sia solo frutto di fantasia. Tocca a noi mantenere viva la loro storia e a credere nell’amore vero. Tocca a noi tenere vivo il nostro cuore ovunque ci dovessimo trovare nel mondo anche se le parole pronunciate da Romeo e rimaste impresse su di una targa posta accanto ad un piccolo busto di Shakespeare all’ingresso della città, recitano: “Non esiste mondo fuor delle mura di Verona”, come a dirci: l’amore abita qui.

arena de verona

Agli amanti del cinema ci sono due film da non perdere oppure da rivedere: Romeo e Giulietta, di Franco Zeffirelli, e Lettere a Giulietta, di Gary Winick.

 

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E così è nata la storia della befana

La Befana
La Befana

“L’Epifania tutte le feste si porta via” è un antico detto popolare in Italia. In effetti, il 6 gennaio segna la fine delle festività natalizie. Le feste di Natale e Capodanno sono finite e tutto torna alla solita normalità. È l’inizio di un nuovo anno e la Befana (termine derivato da epifania che significa manifestazione) si sforza di confortarci in questo passaggio. La tradizione racconta che nelle prime ore del mattino, tra il 5 e il 6 gennaio, la vecchia Befana passa dalle nostre case per riempire i calzini appesi al camino con delle caramelle, dolcetti, biscotti e cioccolato. Ma, attenzione, perché potete anche trovare il vostro calzino pieno di carbone, che simboleggia le cattive azioni compiute nell’ultimo anno. L’Epifania, giorno in cui i Re Magi arrivarono a Betlemme portando dei regali a Gesù, è anche la festa della Befana, data festiva in Italia e tempo di togliere l’albero di Natale. Anno nuovo, vita nuova!

Allora, cosa ti ha lasciato la Befana quest’anno? Dolcetti o carbone? Ok, lo so, dici di esserti comportato bene; quindi, sicuramente hai delle caramelle o magari un bel regalo. Ma fammi indovinare, se ci sei comportato da birichino, quest’anno hai ricevuto solo CAR-BO-NE! Vuoi sapere cosa ho trovato dentro il mio calzino… Hmmm! La festa della Befana è una tipica tradizione italiana e la carismatica vecchietta è sempre molto attesa dai bambini. A cavallo sulla sua scopa volante, attraversa il cielo portando il suo cesto pieno di delizie. L’origine di tutto ciò deriva dalle tradizioni magiche precristiane.

La leggenda narra che quando i tre magi andarono a Betlemme per portare i doni a Gesù, ebbero difficoltà a trovare la strada, così chiesero aiuto ad una donna anziana. Apprezzando il suo aiuto e la sua gentilezza, la invitarono a unirsi a loro. La vecchia, troppo occupata a pulire la casa, rifiutò, ma presto si rese conto dell’errore commesso. Così la Befana mise dei regali in un cestino e se ne andò, cercando di raggiungere i Re Magi. Nonostante seguisse la loro stessa stella, non arrivò mai alla stalla dove nacque Gesù. Nel suo percorso, entrò nelle case lasciando doni per i bambini nella speranza che uno di loro fosse Gesù bambino. Da allora, sempre nello stesso giorno, cavalca la sua scopa e gira il mondo, entrando nelle case e lasciando regali per tutti i bambini nel tentativo di essere perdonata.

Ecco perché chiunque sia stato buonino nell’ultimo anno ha trovato dei dolci nei calzini. Quelli dispettosi, no! Loro hanno trovato solo carbone! Ma non preoccuparti, la Befana tornerà anche l’anno prossimo. E credimi, la vecchietta è un misto di strega, fata e maga, a volte generosa, a volte severa, però mai cattiva… e il suo carbone è fatto di zucchero, ma questo rimane tra noi! Ora fai finta di niente e inizia a cantare:

“La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!”

 

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Pinocchio compie 140 anni, ma il vecchietto è Geppetto ;)

Pinocchio
Centoquarant’anni fa nacque il burattino Pinocchio, scolpito in un pezzo di legno da un adorabile vecchietto, il Mastro falegname Geppetto. E poi? E poi c’è il Grillo Parlante (quello che gli fa da coscienza), la Fata Turchina, il Gatto, la Volpe e tanti altri che compongono questo capolavoro della letteratura italiana. Il bello di questa storia, però, è rendersi conto che è stato solo dopo aver subito una trasformazione interiore, un vero risveglio di coscienza, che Pinocchio è riuscito a far manifestare il suo grande desiderio. Il burattino di legno si trasformò in un vero bambino, in carne e ossa. Come lui stesso disse, un “ragazzino perbene perché ha capito i suoi errori.Continue reading

Pennellate all’eternità – 500 anni di Raffaello Sanzio

Il “divin pittore”, genio sensibile, principe delle arti, quasi un Dio mortale. Così le voci sparse nel mondo definiscono Raffaello Sanzio, uno dei più grandi artisti del Rinascimento. A 500 anni dalla morte di Raffaello, le celebrazioni preparate in Italia sono state sospese per l’emergenza Covid-19. Le opere riposano al buio, nelle sale climatizzate, anche loro, come tutti, in una lunga attesa durante questi tempi di allontanamento sociale. La mostra “è una Bella Addormentata in attesa del principe che la risvegli” ha detto il presidente del museo romano Mario Di Simoni. Ma alla fine poco importa se il principe la sveglierà in ritardo, perché le opere che ci ha regalato Raffaello sono eterne.

Tuttavia, al posto dei titoli appena sopra indicati, dire semplicemente ‘Raffaello’, come si intitola la mostra presso le Scuderie del Quirinale, sembra già abbastanza, visto che lui può essere facilmente riconoscibile nelle sue opere. Il segno distintivo delle sue madonne con bambini, dei ritratti di papi, cardinali e Signori del suo tempo, degli affreschi delle sale Vaticane e di tanti altri lavori che l’hanno reso famoso a livello mondiale, ci portano subito al maestro della pittura italiana nato a Urbino nel 1483.

Figlio del pittore Giovanni Santi, Raffaello fu influenzato da suo padre e presto imparò le tecniche artistiche di base. Con la scomparsa di Santi, quando Raffaello aveva soli undici anni, lo zio, il sacerdote Bartolomeo, affidò la sua formazione al pittore Pietro Vannucci, detto ‘il Perugino’. Nel 1504, Raffaello recatosi a Firenze volle conoscere Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti e in questo periodo dipinse numerosi ritratti, soprattutto di Madonne con bambini. Alla fine del 1508, si trasferì a Roma e ricevette da papa Giulio II l’incarico di concludere gli affreschi negli appartamenti vaticani.

Più che mai Raffaello Sanzio conquistava l’ammirazione di tutti e diventava l’artista più ricercato della città. La pittura continuava ad essere la sua principale attività, ma cedette spazio anche all’architettura, studiata a priori per essere di sopporto alla prima. Fu come architetto che Raffaello rispose alla chiamata di papa Leone X, andando a sostituire Donato Bramante, morto nel 1514, nella costruzione che segnò per sempre la storia della architettura, la Basilica di San Pietro, alla quale si dedicarono anche altri grandi maestri, come Michelangelo Buonarroti. Raffaello morì nel 1520, a soli 37 anni, e il suo progetto della Basilica non vide la fine. Nonostante giovane, il ‘principe dei pittori’, come è chiamato da molti, fu di ispirazione per diversi artisti nei secoli successivi, tra i quali Caravaggio e Salvador Dalí.

Fotos: autoritratto di Raffaello 1505-06, Uffizi, Firenze (Raphael, Wikimedia Commons Public domain Mark 1.0). Dettaglio del capolavoro “La Madonna Sistina” 1513-1514 circa (Raphael, Wikimedia Commons, Public domain Mark 1.0).

Raffaello Sanzio, le mostre in attesa di ripartenza

Le mostre ormai interrotte dalla pandemia rimangono in attesa di ripartenza. A Roma, nelle Scuderie del Quirinale, l’esposizione “Raffaello 1520-1483 raggruppa più di 100 capolavori provenienti da collezioni e musei di tutto il mondo. La sola Galleria degli Uffizi di Firenze ha contribuito con circa 50 dipinti. La speranza è che la mostra programmata per chiudere il 2 giugno, limite dei contratti di prestito, possa essere mantenuta aperta per tempo abile. Mentre si attende, la Galleria degli Uffizi ha preparato un tour virtuale che può essere visto cliccando qui o digitando #RaffaelloOltrelaMostra. Altre celebrazioni certamente ripartiranno in Emilia-Romagna, Lombardia e nelle Marche, regione dove nacque Raffaello.

Non solo l’Italia sta celebrando Raffaello Sanzio. In Brasile, il Centro Culturale della Fiesp, a São Paulo, realizza la mostra Rafael e a Definição da Beleza” (Raffaello e la definizione di bellezza) che espone opere mai esibite nel paese, provenienti da musei di Roma, Napoli e Modena. È sempre a São Paulo, nel Museo de Arte Moderna (MASP), che si trova l’unica opera di Raffaello

 

al di fuori delle collezioni europee e degli Stati Uniti: la Resurrezione di Cristo, datata 1502 e acquistata dal museo nel 1954. Anche negli Stati Uniti le celebrazioni sono in attesa. La National Gallery of Art, in Washington DC, celebra i 500 anni della scomparsa di Raffaello Sanzio con la mostra Raphael and his Circle Virtual Tour” che nel momento può essere visitata solo virtualmente in 3D sul sito della Galleria.

In Inghilterra, la National Gallery di Londra dedica una grande mostra a Raffaello. Intitolata The Credit Suisse Exhibition: Raphael, l’esposizione sarà realizzata da ottobre 2020 a gennaio 2021 con più di 90 opere provenienti da musei vari come il Louvre, i Vaticani, gli Uffizi e la National Gallery of Art di Washinton. In messaggio, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha esternato il suo sentimento: “l’augurio è che le porte si possano riaprire quanto prima e che da quello spirito rinascimentale che rese impareggiabile l’arte di Raffaello si possa trarre energia per una ripartenza dell’Italia e dell’Europa”.

Con i miei migliori auguri!

La “Madonna Sistina”, fra i dipinti più famosi di Raffaello (1513-14). (Raphael, Wikimedia Commons Public domain mark 1.0)
“Il Trionfo di Galatea”, affresco di Raffaello Sanzio, 1512 circa, Villa Farnesina, Roma. (Raphael, Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0)
“Il Ritratto di papa Giulio II”,1511, National Gallery di Londra. Una seconda versione datata 1512 è conservata negli Uffizi di Firenze. (Raphael, Wikimedia Commons  Public domain Mark 1.0),
“La Resurrezione di Cristo”,1501-02, Museu de Arte de São Paulo, Brasile. (Raphael, Wikimedia Commons Public domain Mark 1.0)
“San Giorgio e il drago”,1505 circa, National Gallery of Art, Washington, USA. (Raphael, Wikimedia Commons Public domain Mark 1.0)

 

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Caffè sospeso: una tazza di gentilezza

coffee break kindness generates kindness

coffee break kindness generates kindness

«Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: 
uno per sé stesso, ed un altro per qualcuno altro. 
È come offrire un caffè al resto del mondo.» 
Luciano De Crescenzo, nel suo libro intitolato, “Il caffè sospeso”.

La pausa caffè è da sempre un momento di svago, così ora vi faccio assaporare la bevanda che vanta di avere tanti appassionati in Italia. Ve la offro unitamente a una curiosità: il caffè sospeso. Questa tazza di gentilezza è un’antica tradizione solidale di origine napoletana che ha ispirato documentari, libri e concorsi letterari. C’è chi dici: “solo dopo il caffè io mi… espresso”. La verità è che caffè e buonumore fanno parte della vita degli italiani. Non c’è giorno senza un caffè… e neanche senza una bella risata.

Ho detto un caffè, ma di tazze ne vengono erogate 80 mila ogni giorno in Italia e molte volte sono accompagnate di “cavolate”, alcune intelligente altre meno, ma che raccontate al bar sono

in grado di disegnarci un sorriso in faccia. Non importa quanto “grigia” sia la giornata, basta la pausa-caffè per scatenare uno di questi bei momenti. Alcune tazzine hanno stampata la scritta “caffè al volo” e alcuni bar ci propongono delle sfide “al volo”, ad esempio quella di scrivere un piccolo racconto nel tempo di solo un caffè, che in Italia è quasi sempre molto veloce. In altri, possiamo prendere e/o scambiare libri o imbatterci in dj che invitano gli avventori ad abbandonare la timidezza e canticchiare una canzone in diretta alla radio. Nel programma mattutino di Radio Padova ho ascoltato dei bravi talenti, credetemi. Di certo se il “macchiato” viene addolcito con amore tutto diventa possibile.

Caffè sospeso

Caffè e creatività non mancano mai e vengono preparati per soddisfare tutti i gusti. Espresso, americano, cappuccino, macchiato caldo, macchiato freddo, con latte a parte, in tazza grande, corretto… la lista è lunga. Ma com’era quella storia del caffè sospeso che fini per diventare documentario? Bene, il cliente ordina un caffè e ne paga due lasciando il secondo da essere offerto a chiunque più sfortunato che, forse proprio in quel giorno, non avrebbe avuto in tasca neanche una monetina per concedersi quel piccolo piacere. In questo modo, quando la voglia di caffè stringe oppure il freddo congela le ossa quello che rimane da fare è rifugiarsi nel bar e chiedere se c’è un “sospeso”. Se sì, una tazzina di caffè gli sarà subito servita.

Nonostante la pratica del caffè sospeso non sia più una consuetudine, sono molte le azioni che permettono di mantenere la tradizione. Alcuni riservano un giorno speciale per ricordarlo e, fortunatamente, molti prendono l’iniziativa e continuano a proporlo. Alla Fiera di Milano recentemente sono stati serviti ben 7.000 caffè sospesi. L’idea ha fatto che fosse sviluppata un’applicazione: “Caffè pagato conviene a Tutti” la cui comunità è in crescita giorno dopo giorno. L’app “Caffè Pagato” vanta più di 9.000 iscritti e oltre a 100 bar affiliati. Un gesto concreto di amicizia che si diffonde nelle città italiane. L’applicazione può essere scaricata gratuitamente dall’ App Store o da Google Play.

La pratica del caffè sospeso rappresenta un atto di gentilezza o carità verso gli altri. Il gesto così naturale e amichevole ha varcato i confini di Napoli conquistando altre città italiane, come Roma e Milano, arrivando anche all’estero: Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Brasile l’hanno già accolto. Così, senza molto clamore, il caffè prepagato va in giro aiutando a scaldare il corpo e il cuore di tante persone, specialmente nei giorni più freddi d’inverno.

cartaz com preços do café

Caffè con le belle maniere

Non è solo la gentilezza che conta nel momento di una pausa caffè. Se non risparmi nelle belle maniere probabilmente riuscirai a risparmiare nelle tasche. Non è raro trovare sul balcone, a titolo scherzoso, un avviso che informa il prezzo del caffè vari a seconda di come lo si chieda: “un caffè = € 3,00”; “un cafè per favore = € 2,00” e “buon giorno, mi fa un caffè per favore? = €1,00”. “La gentilezza genera gentilezza“, come diceva José Datrino, personalità urbana brasiliana conosciuta a Rio de Janeiro come il Profeta Gentilezza. Per coloro che vogliono sapere di più su questo personaggio amatissimo dai carioca (persone nate a Rio) ecco i link qui e qui.

 

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Carnevale di Venezia, un’esperienza unica

carnevale venezia
carnevale venezia
carnevale venezia

Essere partecipe al carnevale di Venezia è un’esperienza senza paragoni, unica, da fare almeno una volta nella vita. È come svegliarsi durante un sogno per ritrovarsi in una piazza San Marco del XVIII secolo. Il mondo è cambiato fuori e cambia dentro di te. Colori, pizzi, merletti, soavi velluti, la bellezza dei costumi e il mistero, nascosto negli occhi, dietro le maschere. Non c’è niente di più affascinante che il mistero e la meraviglia negli occhi. Ecco, un’altra volta è carnevale! Come si fa a non raccontare la bellezza e la magia vissuti a Venezia in questi giorni.

Le origini del carnevale di Venezia risalgono al 1094 quando, per la prima volta, il vocabolo venne usato per descrivere il divertimento pubblico popolare. Tuttavia, è nel XVII secolo che il carnevale acquisisce prestigio. Anche I nobili volevano divertirsi e attraverso l’anonimato dato dalle maschere si mescolavano al popolo nelle strade. Con le maschere addosso, non solo l’identità, ma anche sesso e classe sociale rimanevano anonimi. Nell’indossare una maschera si entrava in un mondo illusorio dove tutto era possibile e consentito. L’atto di togliere la maschera spesso segnalava disponibilità agli approcci dei corteggiatori. In ogni storia il possibile epilogo partiva dalla “magia”.

Le maschere, simbolo di libertà

carnevale venezia pierrot

Le maschere diventarono simbolo della libertà. Tra le più antiche e tradizionali, che non mancano mai nel carnevale a Venezia, ce n’è una indossata sia da donne che da uomini, la bauta, composta da una maschera bianca, un copricapo a tricorno nero ed un ampio mantello scuro chiamato tabarro. Ma c’è molto di più. Non esiste carnevale a Venezia senza l’Arlecchino, la Colombina, il Gatto, la Moretta e, ovvio, il mio preferito, il bellissimo Pierrot… Ok, mi faccio una lacrimuccia per sognare quell’innamorato romantico quanto sfortunato!

Il mondo però talvolta si dimostra davvero strano. Nel 1797 la bellezza del carnevale di Venezia fu vietata da Napoleone Bonaparte, dopo l’invasione del Nord’Italia. Le maschere furono proibite per timore di disordini e tumulti da parte della popolazione. La festa viene ripristinata solo quasi due secoli dopo quando riprese anche la tradizione delle maschere. Così, si avviò sulle maschere a Venezia un vero e proprio commercio.

Con il riprendere della festa e le tradizioni ristabilite, gli artigiani spolverano quello che sembrava dimenticato e sviluppano gli affari. Attualmente usano tecniche e materiali diversi realizzando anche corsi per chi voglia imparare il mestiere. Si lavorano argilla, gesso, garza, ma le maschere più artigianali sono quelle ottenute seguendo la tradizione antica in cui la cartapesta, ottenuta da ritagli di carta assorbente e colla, viene lavorata rigorosamente a mano.

Per produrre le più ambite maschere di Venezia, prima viene creato il modello e lo stampo nel quale la cartapesta viene lavorata e lasciata essiccare. Tolto lo stampo è ora di rifinire l’opera decorandola e arricchendola con piume, perline, disegni e tutto quello che l’immaginazione sarà in grado di creare. Su di esso, le parole servono poco, solo le immagini possono descrivere tanta bellezza.

carnevale venezia

Con tanta gente in giro c’è anche chi è riuscito a fare un pisolino.

🙂

 

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Giornata del migrante italiano, un tributo a Valentino ed Elvira

Anche il comune di Torreglia, situato nel Veneto, aggiunge storia a quel libro intitolato Italia di cui persino i miei bisnonni Valentino ed Elvira furono coautori. Tenendo viva la memoria rievochiamo il nostro passato. 
Questo è un racconto che parla di addii e di incontri; un breve paragrafo di questa storia scritta da chi un giorno di Torreglia partì e certamente sconosciuto a coloro che oggi vivono e costruiscono la Torreglia del futuro.
Mi sento fortunata per l’opportunità di riportare, con Valentino ed Elvira,  una storia lontana e dimenticata e per aver trovato in questa le mie radici. Non c’è data migliori del 21 febbraio, giornata del migrante italiano in Brasile, per pubblicare questo tributo ai tanti “Valentini” ed “Elvire” che allora partirono in cerca di migliori opportunità di vita e di lavoro.

Tutto ebbe inizio quando …In America

Tutto ebbe inizio quando il governo del Brasile, affrontando la necessità di sostituire i braccianti schiavi, ebbe conoscenza che gruppi di migranti europei lasciavano i loro paesi in cerca di una vita migliori in quest’altra parte dell’Atlantico. Il richiamo delle sirene arrivò nella forma di volantini pieni di irresistibili promesse nei quali si poteva leggere: “…In America. Terre in Brasile per gli Italiani. Navi in partenza tutte le settimane dal Porto di Genova. Venite a costruire i vostri sogni con la famiglia. Un paese di opportunità. Clima tropicale vito in abbondanza. Ricchezze minerali. In Brasile potete avere il vostro castello. Il governo dà terre ed utensili a tutti”. Così, il 21 febbraio 1874, arrivò in Brasile la prima spedizione di italiani.

Valentino ed Elvira non furono i primi a sbarcare, ma sicuramente crebbero catturati da quel sogno. Si, loro osarono e in cerca di quel sogno partirono ancora giovani (lui di anni 25 e lei 21) da via Vallorto nel mezzo dei Colli per un lungo e sconosciuto viaggio. Sposati solo quattro mesi prima, partirono dal porto di Genova quell’aprile del 1896 a bordo del piroscafo Rosario. Nella casa a Torreglia, lasciavano famiglia, amici e il cuore. Nella valigia misero solamente la speranza di una vita migliore e quando si allontanarono dal porto non lo sapevano di stare dando un definitivo addio all’Italia.

Quelli erano anni difficili nella loro patria mentre oltremare molte erano le promesse di una vita nuova. Valentino ed Elvira furono soltanto altri due, tra le migliaia d’italiani, che risposero all’appello. La decisione di emigrare non era una scelta libera, arrivava della necessità e perciò tutti in cuor loro covavano la speranza di ritornare nella patria natia. Per Valentino ed Elvira non fu diverso. Dopo un mese di viaggio, il 2 maggio 1896, più precisamente 124 anni fa, sbarcarono nel porto di Rio de Janeiro. Erano riusciti, insieme con altri 953 viaggiatori in terza classe, a superare le intemperie e le malattie del viaggio. Il loro destino era Juiz de Fora (la città dove sono nata) nello stato di Minas Gerais. Valentino ed Elvira non sapevano che della loro decisione avevano iniziato anche a tracciare la mia storia.

Oltre ai confini: lavoro duro, famiglia e saudade

Valentino Fasolato, primogenito di sei figli della coppia Giuseppe Fasolato e Antonia Pravato, nacque il 28 giugno 1870. Oltre a genitori e parenti, ha lasciato a Torreglia i suoi fratelli, Luigi e Adamo (quest’ultimo sposò Domenica Gallo), e la sorella, Angela, che anni dopo sposò Agostino Bernardi. Elvira Pressato nacque il 4 febbraio 1874, figlia di Giovanni Pressato e Scolastica Neri. Valentino ed Elvira, insieme, cominciarono una grande famiglia Fasolato che rompendo i confini tra i due paesi unì culture diverse. Arrivati a Minas, la coppia si stabili a Sarandira, frazione di Juiz de Fora, dove Valentino lavorava la terra, come aveva imparato a Torreglia.

Dopo essersi successivamente spostati a Juiz de Fora, Valentino vi si stabili in qualità di giardiniere e coltivando un piccolo orto iniziò la vendita di piantine oltre a usarle per dare vita ai giardini delle più eleganti case della città. La vita era dura, fatta di tanto lavoro, e come tutti gli immigrati Valentino ed Elvira impararono anche a convivere con la “saudade“, la nostalgia, che appesantiva continuamente il loro cuore. A questo punto, il pensiero di ritornare in Italia, ritrovare la famiglia, gli amici, riprendere le abitudini, rivivere i sapori e gli odori della loro terra si allontanavano. La situazione economica, il lavoro e i figli che arrivarono, otto in totale, li spingevano ad andare avanti e impegnarsi ancor più per migliorare e consolidare la stabilità della famiglia.

Oggigiorno in Brasile sono centinaia i discendenti dei Fasolato e tutti i discendenti di italiani nel paese già sommano oltre a 28 milioni.

Bisogna raccontare per non dimenticare

migranti-italiani

Qualcuno con maggior fortuna, ciascuno col proprio destino. In verità il “paradiso” che fece sognare i nostri bisnonni e nonni era lontano dell’essere reale. Appena arrivati, gli immigrati venivano portati presso la “Hospedaria dos imigrantes” una sorta di ostello di accoglienza dove veniva attuata un triage per valutare le loro condizioni di salute. Poi caricati su treni che li trasportavano in remoti villaggi. I castelli finora promessi erano solo vecchie e primitive baracche oppure un tetto ancora da costruire, in ogni modo lontani delle città. Si sentivano confinati, isolati e soggetti alle malattie tropicali. Non disponevano di mezzi di trasporto, non potevano comunicare con la famiglia in Italia, non parlavano la lingua locale e non ricevevano né sostegno sanitario né tantomeno supporto religioso. Carenti di tutto. Il vino e il formaggio cedettero il posto alla farina di manioca. Abitudini e tradizioni furono violate e i legami famigliari spezzati.

Per riprendere in mano la loro vita, gli immigrati italiani dovettero rompere pesanti vincoli imposti dai loro sfruttatori. Lottarono contro l’avidità e l’egoismo, misero su famiglia, crearono

nuove abitudini, piantarono, raccolsero, costruirono città, ripresero tradizioni, impararono e insegnarono. Il vino e il formaggio pian piano ritornarono sul tavolo e molti, come Valentino ed Elvira, osarono di nuovo; sopravvissero. Valentino ed Elvira vissero in Brasile i successivi 50 anni. Anni di duro lavoro e di “saudade”. Anni passati a sognare il ritorno nel loro paese, anni di gioie e lacrime. Quando partirono per il mondo spirituale entrambi avevano 70 anni. Valentino ed Elvira forse non sanno, ma sicuramente la loro missione fu compiuta. Da loro ho ereditato il sangue, i valori, la cittadinanza, l’interesse per l’Italia, per la lingua, la cultura, la musica e non solo; ho ereditato anche il sogno. Per loro ho fatto il viaggio che non sono mai riusciti a fare. In qualche modo, attraverso di me sono tornati in Italia e chissà un giorno riuscirò a riportarli a casa, alla loro amata Torreglia. Abitare a Torreglia è ancora un sogno.

In questo 21 febbraio 2020, giornata del migrante italiano in Brasile e quando si festeggia i 146 anni del movimento migratorio italiano, ricevete questa storia come una dichiarazione d’amore!

Centro urbano primitivo a Caxias do Sul, “Sede Dante”, 1876-77 circa. (Autore sconosciuto, Wikimedia Commons Domínio pubblico Mark 1.0)

 

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L’Italia è come un libro – Vieni a leggere!

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Girare per le strade d’Italia è viaggiare nella storia. Torniamo indietro nel tempo e ci riconosciamo come protagonisti di questo grosso libro, illustrato a colori. Bellissimo! Ogni angolo d’Italia ci racconta qualcosa, basta saperli ascoltare. Saint-Exupéry, l’autore del Piccolo Principe, ebbe a dire una volta: “Non si vede bene che con il cuore”. Anche se l’Italia può essere percepita con tutti i sensi è il cuore che raggiunge l’invisibile… l’essenza. L’arte, la letteratura, il cinema, l’architettura, l’aroma del cappuccino, il profumo della pizza, il sapore del vino, le finestre fiorite, la fisarmonica che per strada suona “O Sole Mio”… l’Italia è tutto ciò.

Per me l’Italia è qualcosa di magico. Trovare sulle pagine di questo ipotetico libro la propria storia, le proprie radici, ha un valore indescrivibile. É stato a Torreglia, accogliente comune della provincia di Padova, situata nel nord-est, il luogo in cui ho trovato un capitolo tutto speciale. In questo riassunto, vi introduco a ciò che l’Italia ha da raccontare. Vi porto in un viaggio!

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Italia in capitoli – dalla Preistoria al Medioevo…

Correzzola is magically set to revive the Middle Ages
Correzzola, magicamente ambientata per rivivere il medioevo.
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Il primo capitolo ci porta nella Preistoria. L’Italia era abitata già nel Paleolitico e, secondo un articolo pubblicato sulla rivista National Geographic, il sito Monte Poggiolo, nell’Emilia Romagna, ci offre la più antica testimonianza della presenza umana sulla penisola. “Erano Padani i primi abitanti d’Italia. I primi ominidi arrivarono in Pianura Padana, circa 850 mila anni fa, in seguito a un drastico cambiamento climatico”, afferma l’articolo.

Nel secondo capitolo un giro nella storia antica ci fa ritrovare le civiltà etrusca, fenicia, greca e romana. Palermo (fondata dai fenici) e poi Napoli e Roma rappresentano le più importanti città di questo periodo. Sfogliandone le pagine scoprimmo che l’organizzazione sociopolitica romana lasciò un segno indelebile nella storia dell’umanità. I romani costruirono città, porti, strade, acquedotti e fortificazioni ed è frequente trovarsi di fronte qualche sito archeologico romano. La storia si apre viva davanti ai nostri occhi.

Ci va di fare un giro nel Medioevo? Ecco… anche questo è possibile. Le feste medievali sono sempre un’attrattiva. Ho avuto il piacere di rivivere il medioevo a Correzzola, comune della provincia di Padova che fin allora è abitato da una piccola comunità. Ogni anno a luglio, Correzzola è magicamente ambientata per rivivere il periodo detto buio e… mamma mia, che avventura! Mi sono ritrovata con la testa in una gogna e ”gogna” è anche la parte finale della parola “vergogna”, che è esattamente ciò che si prova quando ci si ritrovi in quella posizione imbarazzante. Per fortuna il mio boia di Correzzola ha avuto buon cuore e mi ha liberata o non sarei qui a raccontare il terzo capitolo di questo libro.

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Il Rinascimento, l’Età Moderna, il Risorgimento, le guerre…

Nel quarto capitolo si viaggia verso l’Età Moderna. La porta d’imbarco è il Rinascimento, un periodo di transizione e cambiamento nella storia europea. Firenze svolge un ruolo importante in questo percorso dove incontriamo Dante, Giotto, Petrarca, Boccaccio, Donatello, Michelangelo, Leonardo… Sono molte le pagine che si sommano in questo voluminoso libro. Le scoperte geografiche, le invenzioni… Marconi inventò la radio e Meucci, nonostante ne sia giunto tardivo il riconoscimento, inventò il telefono. È l’inizio di una nuova era.

Qui, fieri siamo noi a combattere per l’unità nazionale e, così, diventiamo partecipi del Risorgimento Italiano. Viene proclamato il Regno d’Italia, la capitale si sposta a Roma e il dialetto toscano viene scelto come lingua nazionale. Poi scoppiano guerre che lasciano profondi segni. Troviamo ancora piccole ma profonde ferite come imperiture cicatrici sulle mura, a memoria dei conflitti. Ricercando ho scovato la Brigata Fasolato, una delle tante che ha preso parte alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Mi chiedo anche se io abbia avuto qualche parente partigiano, ma questa è una ricerca ancora da approfondire.

E tanto altro da scoprire:

Questo libro ci racconta molto altro ancora. Sulle sue pagine rintracciamo come fu costruita Venezia, la città che sembra galleggiare. La sua bellezza incomparabile è un invito a perdersi nelle sue calli, a seguire l’incedere delle gondole… a innamorarsi a e di Venezia. E poi, prendendo il vaporetto, sbarchiamo nella magia dei colori di Burano. Per noi una passeggiata d’incanto. Per i pescatori che abitano sull’isola, intanto, i colori variegati e sgargianti con i quali dipingono le loro case sono d’aiuto per ritrovarle quando immerse nella nebbia fitta. La storia passa davanti ai nostri occhi come un capolavoro del cinema italiano e mentre canticchiamo “Nel blu dipinto di blu” capiamo quanto sia bella la vita. Nel libro Italia non si finisce mai di inserire pagine.

David by Michelangelo - a masterpiece of Renaissance

Il David di Michelangelo (Foto di Jörg Bittner Unna – Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported) David-detaglio della mano (Foto di Rabe!Attribution-Share Alike 4.0 International)

Amore e Psiche por Antonio Canova, 1787. (Foto di gadgetdude Creative Commons –  Attribution 2.0 Generic.

Torreglia, un capitolo speciale.

"La caduta degli angeli ribelli " di Agostino Fasolato (1750 circa): 60 figure scolpite in un unico pezzo di marmo di Carrara. Il capolavoro delle collezioni Intesa Sanpaolo sta esposto in modo permanente nelle Gallerie d’Italia, a Vicenza

Ora siamo arrivati a Torreglia, localizzata ai piedi dei Colli Euganei. Un paese speciale per me perché li ho trovato le mie radici. Sfogliando gli antichi archivi tenuti dalla parrocchia e dall’ufficio anagrafe municipale ho trovato numerosi Fasolato. Alcuni famosi come Giacomo Fasolato, scrittore, linguista e lessicografo, nato a Torreglia nel 1682. Apprezzava così tanto la lingua latina che ha latinizzato la grafia del suo nome diventando Jacopo Facciolati. Numerosi sono anche i registri dei Fasolato appartenenti alla fratellanza dei tagliapietre e scultori che figurano nei documenti conservati nell’Archivio di Stato di Padova. Tra questi, Agostino Fasolato (1750 circa). Agostini scolpì 60 figurine in un unico pezzo di marmo di Carrara alto quasi due metri che poi chiamò “La caduta degli angeli ribelli”.

Tuttavia, è stato davanti a una casetta fatta di pietra e mattoni che ho toccato più profondamente la storia. Li, a via Vallorto, visse mio bisnonno, Valentino, e guardando la casa mi sono fatta un film. L’ho immaginata abitata, illuminata soltanto da una debole luce che a malapena arrivava alla finestra… É già, sono entrata nella macchina del tempo e mi sono ritrovata nell’Ottocento. Ho guardato il paesaggio attraverso i suoi occhi di contadino. Sono salita lungo la strada verso la chiesa di San Sabino che avendo custodito i registri di nascita e matrimonio ha conservato viva la storia. Questa storia che oggi mi racconta che nel 1895, Valentino Fasolato sposò Elvira Pressato.

Ho immaginato Valentino mentre prendeva la decisione che avrebbe cambiato la vita a tutta la sua famiglia: partire per il Brasile in un viaggio di solo andata su un piroscafo chiamato Rosario, che nel 1915, dopo tanti viaggi, scelse di riposare in fondo all’oceano. Mentre tutto questo mi passava per la mente, le campane della chiesa suonavano. Forse l’hanno fatto apposta perché io potessi ascoltarle, come Valentino ed Elvira le ascoltarono prima di partire. Nella mia immaginazione, ho spento le luci della città. Ho provato il buio, l’inverno, la solitudine e la fame, che ha fatto sì che essi lasciassero dietro di sé la loro terra, i loro legami. Ritorno sempre a Torreglia. Mi piace guardare i Colli. Torreglia mi ha raccontato tanto della mia storia. L’Italia va al di là dei cinque sensi.

Sopra: Torreglia, provincia di Padova. Sotto, dalla sinistra, la casa dove abitò Valentino, io durante una visita a Torreglia, e una veduta dei Colli Euganei.
Valentino's house
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