O fardo da formiga

O fardo da formiga (Il carico della  formica in italiano) è un romanzo liberamente tratto da una storia vera che si svolge nel 2001 a Reggio Calabria. In questo libro, l’autore Demetrio Verbaro racconta la storia di un uomo ancora giovane, Carlo Fante, con la vita segnata da un evento tragico quando era appena un bambino. Carlo, ora trentenne, sposato e padre di un bambino di quattro anni, viene assunto come giardiniere presso l’istituto psichiatrico San Gregorio. Li conosce Filippo, Mimì, Bart e Vera e tra di loro nasce una forte amicizia. Ognuno di loro, però, ha dentro il cuore un dolore immenso, frutto di errori commessi in passato. Questo dolore grava sulle loro spalle come il pesante fardello di una formica, ogni giorno della loro vita.

Filippo è schiacciato dal proprio carico mentre Bart e Mimì riescono a disfarsene e tornare a vivere ed inserirsi nella società. Carlo innamorandosi di Vera, si trova di fronte ad una difficile scelta: l’amore per la propria famiglia o la passione verso una donna affascinante. Questo dubbio lo accompagnerà fino all’ultimo capitolo del libro del finale imprevedibile. Demetrio Verbaro, nato a Reggio Calabria nel 1981 ed abituato al bellissimo paesaggio naturale di questa regione del sud Italia, lascia trasparire nel racconto, fino al dettaglio, questa sua passione per la natura contrapponendo nel suo libro le sfumature di grigio del dolore e dell’angoscia vissuta dai suoi personaggi con il colorato scenario calabrese. O fardo da formiga parla d’amicizia, accettazione, compressione, lealtà, superamento e amore. È una storia ricca di empatia e colpi di scena.

Scritto originariamente in italiano (Il carico della formica), il libro è stato tradotto in portoghese, francese e spagnolo. L’edizione in lingua portoghese è disponibile su Amazon.it, Amazon.com.br e Amazon.com in formato Kindle e/o copertina flessibile. 

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Lingua di partenza – Italiano

“Carlo ripensò alle ultime parole pronunciate da suo nonno materno, poco prima di morire: “Ho vissuto come una formica: su e giù dal campo al formicaio e viceversa, a testa bassa, sotto il peso di un enorme chicco di grano. La mia mente non è stata nemmeno sfiorata dall’idea che potessi scuotermi dalle spalle quel peso, quell’ opprimente carico che mi impediva persino di alzare gli occhi al cielo, ed andarmene semplicemente via. Ero una formica operaia che sognava di abbondonare la colonia, inoltrarsi nel bosco e scoprire la vita. Ma non l’ho mai fatto!!! Questo è il mio lascito per te, un semplice consiglio: non seguire il mio esempio! Tutti gli esseri umani portano un carico sulle spalle, scopri il tuo e liberatene subito! Vattene da Reggio Calabria, gira il mondo, insegui i tuoi desideri. Promettimelo!” Carlo aveva solo nove anni, non aveva capito niente di quello che suo nonno gli aveva detto, non capiva nemmeno che fosse in fin di vita, anzi la morte stessa, per lui, era un concetto ignoto. Capiva, però, che quel vecchio di fronte a lui stava soffrendo. Mosso a compassione, gli baciò la mano rugosa, tempestata di macchie nere, sussurrandogli: “ Va bene, nonnino, seguirò il tuo consiglio. Te lo prometto!”

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Lingua d’arrivo – Portoghese

“Carlo se lembrou das últimas palavras pronunciadas pelo seu avô materno pouco antes de morrer: “Eu vivi como uma formiga: pra cima e pra baixo, do campo para o formigueiro e vice-versa, com a cabeça baixa, sob o peso de um enorme grão de trigo. Nem sequer passou pela minha cabeça que eu pudesse sacudir aquele pesado fardo dos meus ombros, aquele fardo esmagador que me impedia de olhar para o céu, e simplesmente ir embora. Eu era uma formiga operária que sonhava abandonar a colônia, ir mato adentro e descobrir a vida. Mas nunca fui!!! Este é o meu legado pra você, um conselho simples: não siga o meu exemplo! Todos os seres humanos carregam um fardo sobre os ombros, conheça o seu e livre-se dele o quanto antes! Vá embora de Régio da Calábria, gire pelo mundo, vá atrás de seus sonhos. Você me promete!” Carlo tinha apenas nove anos, não compreendia as palavras do avô, nem sequer entendia que ele estava morrendo; de fato, a morte para ele ainda era um conceito desconhecido. Ele compreendeu, porém, que aquele velho ali diante dele estava sofrendo. Movido pela compaixão, beijou sua mão enrugada, cravejada de manchas escuras, e disse baixinho: “Tudo bem, vovô, vou seguir seu conselho. Prometo!”

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“Gli angeli nel cielo parlano italiano.” (Thomas Mann)

Dante in Paradiso - Divina Commedia

«Ma signore che cosa mi domanda? Son veramente innamorato di questa bellissima lingua, la più bella del mondo. Ho bisogno soltanto di aprire la mia bocca e involontariamente diventa il fonte di tutta l’armonia di questo idioma celeste. Sì, caro signore per me non c’è dubbio che gli angeli parlano italiano. Impossibile immaginare che queste creature del cielo si servano di una lingua meno musicale.»

Questa è una vera e propria dichiarazione d’amore per l’italiano. Thomas Mann, premio Nobel per la Letteratura nel 1929, fa rispondere così al protagonista del suo romanzo “Confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull“, alla domanda fatagli dal direttore d’albergo che gli chiedeva se conoscesse l’italiano. Mann, nato in Germania, oltre a questa affascinante confessione ci ha regalato opere come “La morte a Venezia, che più tardi diede origine al premiato film omonimo.

Se quindi l’italiano è la lingua degli angeli scommetto sia anche la lingua ufficiale in cielo, che ne pensi? Non mi sorprendo l’italiano sia passato dall’etereo all’estero come la più romantica, dolce, melodica, armoniosa e seducente delle lingue. Sappiamo tutti che il bello è soggettivo e che una lingua non è più bella dell’altra, ma come mai nel caso dell’italiano tanti condividono la stessa passione? Certo è che molti studi e ricerche sono già stati realizzati da illustri linguistici e anche da molti di noi modesti “operai” delle parole a fine di spiegare tutto ciò, ma ho l’intuito che sicuramente saranno gli angeli che un giorno riusciranno a spiegarcelo meglio. (Foto: Dante Alighieri nel Paradiso di Gustavo Doré 1832-1833 – Gustave Doré, Public domain Mark 1.0, via Wikimedia Commons)

L’italiano nasce dalla poesia di Dante

L’Italia di un tempo era una babele di dialetti in gran parte derivanti dal latino. Divisa in feudi frequentemente in guerra tra di loro, anche la lingua era sottoposta a frammentazione. Gli abitanti della penisola parlavano dialetti locali incomprensibili fra le diverse regioni. Proclamata l’unita d’Italia nel 1861 si fece necessario istituire una lingua nazionale. Gli intellettuali italiani si riunirono e scelsero il dialetto di Firenze come la lingua ufficiale d’Italia. “Hanno dovuto retrocedere di 200 anni per trovare il dialetto più bello e hanno deciso di prenderlo dal linguaggio personale del grande poeta fiorentino Dante Alighieri”, ha detto la scrittrice americana Elizabeth Gilbert, l’autrice del best-seller “Eat, Pray, Love” (Mangia, Prega, Ama). Quindi, l’italiano come lingua è nato dalla poesia di Dante.

Quando nel 1321 pubblicò la “Divina Commedia, Dante scatenò una reazione nel mondo letterato per non averla scritta in latino. Per raccontare il suo viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, lui cercò sulle strade il vero idioma fiorentino, parlato dalla gente. “L’idioma che parliamo oggi è fondamentalmente dantesco. Nessun’altra lingua europea ha un linguaggio così artistico”, afferma la scrittrice. Secondo lei, l’italiano scritto da Dante può ancora essere facilmente compreso da chiunque conosca l’italiano moderno. 

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Dante e il suo poema, affresco di Domenico di Michelino- Cattedrale di Firenze (1465)  [Domenico di Michelino, Public domain Mark 1.0, via Wikimedia Common] 

«Nell’ultima riga della Divina Commedia, nella quale Dante incontra la visione di Dio stesso, lui scrisse che Dio non è solo un’immagine abbagliante di luce gloriosa, ma, più di tutto, è ‘l’amor che muove il sole e l’altre stelle’».

Quarta lingua più studiata nel mondo

Nel 1861 solo il 2,5% del popolo in Italia parlava italiano correttamente, un altro 10% pur non parlandolo lo capiva. Negli anni 50 del XX secolo, l’italiano perdeva ancora contro i dialetti: il 18% degli italiani comunicava nella lingua ufficiale, il 18% lo faceva alternando l’una e l’altra mentre il 64% usava solo il dialetto locale. L’italiano diventò lingua predominante solo una sessantina di anni fa con l’alfabetizzazione nelle scuole e l’avvento della TV. Secondo i dati statistici del 2015 operati dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), si stima il 45,9% della popolazione si esprima prevalentemente in italiano, il 32,2% sia in italiano che in dialetto mentre il 14% usi ancora prevalentemente il dialetto (il 6,9% parla altre lingue e è caratterizzato dagli immigrati).

Attualmente l’italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo. La notizia, esaurientemente pubblicata da quotidiani e da vari blog italiani, arriva dall’Ethnologue: Languages of the World, una pubblicazione cartacea ed elettronica del SIL International. Nei primi posti si presentano l’inglese, lo spagnolo e il mandarino, rispettivamente. L’idioma di Dante, quindi, ha superato il francese e il tedesco, tra altre lingue. Nella classifica per numero di parlanti, intanto, l’inglese segue in primo, il portoghese occupa la 10a posizione e l’italiano è al 21posto.

I motivi per i quali l’italiano è la quarta lingua più studiata possono essere tanti e sicuramente uno dei principali è la cultura italiana. Credo anche che la musicalità dell’italiano parlato influisca moltissimo e, perché non dire, anche il cibo. Ho letto 

qualche tempo fa un articolo pubblicato dalla stampa italiana in cui un professore d’italiano diceva più o meno così: “molti stranieri sono spinti a studiare i nostri vocaboli, magari solo per leggere le divine ricette”.

Da matricola universitaria in Brasile mi iscrissi ad un corso d’italiano. Le motivazioni principali furono le mie radici familiari, il legame con la cultura e il fascino delle canzoni di allora, ma non solo. La bellezza delle parole, la letteratura, il cinema, la storia, l’arte, il cibo, il desiderio di un giorno visitare l’Italia e l’emozione che la lingua mi faceva provare, tutto ciò l’ha fatta divenire la mia seconda lingua. Più tardi la necessità mi ha condotto ad imparare l’inglese e, se del portoghese rimango fiera averla come madrelingua e l’amo proprio, l’italiano è diventato per me l’idioma del piacere.

Pixabay license

Dall'etereo all'estero

È proprio Elizabeth Gilbert a spiegarci il potere seduttivo della lingua italiana. “L’aspetto interessante della mia classe d’italiano è che nessuno ha davvero bisogno di essere qui. Siamo in dodici, di tutte le età, provenienti da tutte le parti del mondo, ma ciascuno è venuto a Roma spinto dallo stesso desiderio – studiare l’italiano per il solo piacere d’impararlo. (…) Ognuno, anche il sussiegoso ingegnere tedesco, la pensa allo stesso modo: vogliamo studiare l’italiano per godere delle sensazioni che ne riceviamo. Una russa dal viso triste dice che si è regalata queste lezioni d’italiano perché ha pensato di ‘meritare qualcosa di bello.'”

Dopo averci traghettato attraverso l’Inferno, percorso il Purgatorio e giunti al Paradiso, dove forse gli angeli hanno imparato a parlare italiano, la lingua della commedia divina di Dante vince non soltanto le barriere della penisola italica, ma travalica i confini conquistando nuovi ed inguaribili appassionati. Neanche nelle terre vicine si ferma; pian piano si mostra irresistibile a quelli che abitano nel continente americano ed ora nel mondo asiatico. Le ultime notizie arrivano dal giornale “Elaph, il primo quotidiano arabo indipendente online, che titola: “l’italiano è la lingua più bella.” 

A questa conclusione è giunta la giornalista Sarah al-Shamali dopo la sua personale analisi sulle lingue più conosciute. Nell’analisi effettuata, Sarah al-Shamali ha preso in considerazione l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco, il portoghese, l’ebraico, l’arabo e il cinese, oltre ad altre lingue. Ha valutato le sonorità, la struttura, la versatilità e l’uso degli idiomi mettendoli a confronto e ha concluso che la lingua italiana è di gran lunga la più bella. Secondo lei, “l’italiano è il miglior linguaggio per la sua forte espressività ed eloquenza. Oltre a questo, la tonalità romantica e la gestualità caratteristica usate dagli italiani donano alla lingua una dimensione più umana”. La notizia è stata anche pubblicata dall’ArabPress, con un link alla pubblicazione originale.

Dagli articoli dell’Elaph e dalle parole dal professore d’italiano citato qui sopra si può concludere che sia dalla “Divina Commedia o nelle divine ricette della cucina italiana, la lingua di Dante ci seduce. Ricordo un libro, sul quale studiai, dal titolo: “L’italiano, una lingua maliarda“, di Romolo Traiano, pubblicato dalla casa editrice Centro Studi Ca’romana, nel 1987. Già diceva Traiano che l’italiano è una lingua davvero seducente.

La lingua italiana in Brasile

Durante il periodo più forte dell’emigrazione italiana, tra 1875 ed il 1935, un milione e mezzo d’italiani arrivarono in Brasile. Fra essi più della metà erano veneti, come i miei bisnonni Valentino Fasolato ed Elvira Pressato, e parlavano il dialetto veneto che presenta assonanze col portoghese. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’allora presidente della Repubblica, Getúlio Vargas, vietò l’uso parlato e scritto della lingua italiana in Brasile chiudendo anche le scuole. La proibizione ha fatto sì che gli italiani e i loro discendenti comunicassero tra loro usando un misto di veneto e portoghese permettendo così la nascita di una nuova lingua: il Talian. Chiamato anche “veneto brasiliano”, nel 2014 è stato riconosciuto ufficialmente come lingua entrando a far parte del patrimonio storico e culturale del Brasile. Ma cos’elo sto Talian? Bene, su questo parleremo in un altro post.

Antonio Prado (RS) cidade italiana

Antônio Prado (RS) una delle tante città italiane in Brasile. – Porta d’accesso da Marinelson Almeida – Flickr Attribution CC BY 2.0

 

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O tradutor insubstituível

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Un libro realizzato da traduttori per i traduttori. O Tradutor Insubstituível (Il Traduttore Insostituibile) arriva per conquistare i lettori di lingua portoghese. Scritto da Marco Cevoli, il libro mostra l’importanza della specializzazione per il professionista della traduzione. Ci insegna anche come presentarci efficacemente per distinguerci nel marketplace e diventarci unici… insostituibili. Cevoli è specializzato nel settore tecnico e ha cominciato a tradurre come freelance nel 1997. Dopo aver lavorato presso aziende e agenzie di traduzione, ha costituito nel 2008 in Spagna, la Qabiria Studio, agenzia di traduzione e localizzazione. A Qabiria svolge consulenza e formazione per traduttori oltre a eseguire traduzioni in italiano da spagnolo, tedesco e inglese.

O Tradutor Insubstituível è il risultato di una serie di webinar condotta da STL Formazione. Quindi, fornisce consigli e mostra strategie che aiutano il professionista a costruire una carriera di successo. In più di 100 pagine il libro raccoglie soluzioni pratiche mirate a coloro che cercano la loro unicità. Gli argomenti variano da come realizzare il sogno di costruire un proprio marchio, scrivere un CV che si distingua, creare portfolio online e video presentazioni fino a come usare il codice QR e le brochure per promuoversi. Inoltre, ognuno dei sette capitoli si conclude con una intervista a professionisti del settore che, esponendo le loro esperienze, si rivelano vere guide sia per i traduttori alle prime armi che per quelli più scafati che desiderino dare una spinta ulteriore alla propria carriera. 

Originariamente scritto in italiano,  Il Traduttore Insostituibile – Specializzazione e posizionamento per i professionisti della traduzione è stato pubblicato nel 2017 e ora viene rilasciato in lingua portoghese. Quindi, se anche tu hai deciso di essere un traduttore insostituibile acquista l’e-book cliccando questo link. Presto la versione paperback sarà disponibile su Amazon.

Buona lettura e in bocca al lupo!

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 Lingua di partenza – Italiano

“Si tratta di un percorso non facile, che costringerà il lettore ad analizzarsi a fondo, ma che porterà benefici concreti alla sua reputazione e alla sua attività. L’obiettivo finale è che i clienti scelgano proprio noi, perché siamo unici, perché offriamo un servizio diverso da quello offerto da tutti gli altri, perché lo offriamo in un modo diverso, in modo migliore, con maggiori garanzie, perché trasmettiamo fiducia, professionalità, sicurezza, perché risolviamo problemi anziché porne di nuovi. In una parola, perché siamo insostituibili.”

Lingua d’arrivo – Portoghese

“Não se trata de um percurso fácil, o leitor será forçado a fazer uma análise minuciosa, mas que trará benefícios concretos para sua reputação e seus negócios. O objetivo final é que os clientes nos escolham, porque somos únicos; porque oferecemos um serviço diverso daquele oferecido por todos os outros, de uma forma diferente, melhor, com maiores garantias; porque transmitimos confiança, profissionalismo, segurança; porque ao invés de criar novos problemas, nós os resolvemos. Em uma única palavra, porque somos insubstituíveis.”

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O meu gato odeia Schrödinger

Ho provato a farne leggere il contenuto ad amici, parenti, genitori, gatti, e vi assicuro: è stato un delirio (soprattutto nell’ultimo caso).” O meu gato odeia Schrödinger (titolo in portoghese), “è un’introduzione semiseria ma profonda ai principi della fisica quantistica”, spiega l’autore Luca Montemagno. Ispirato dal proprio amico felino, lui illustra in modo divertente come la fisica quantistica e l’universo funzionano. Montemagno è ingegnere, abita a Napoli e da più di 15 anni lavora nella tecnologia dell’informazione.

Dopo averci spiegato perché il suo gatto odia Schrödinger (sicuramente tutti i pelosetti lo odiano), l’autore ci introduce a diversi concetti di base della fisica quantistica. Tra i temi affrontati ci sono la fisica classica e quantistica, spazio-tempo, relatività, BigBang, Universo, Multiverso e i Buchi Neri. Inoltre, lui definisce le Teorie delle Stringhe e del Tutto, l’equazione di Schrödinger e un universo di altri argomenti. Tutto ciò è spiegato in modo a suscitare la curiosità e l’interesse per futuri approfondimenti.

Scritto originariamente in lingua italiana e pubblicato nel 2015, Il mio gatto odia Schrödinger ha subito raggiunto il primo posto nella categoria Fisica su Amazon.it e diventato un best seller. Oltre all’edizione italiana, il libro è stato tradotto in portoghese e inglese (My cat hates Schrödinger). L’edizione in portoghese è disponibile su Amazon.com.br, Amazon.com e Amazon.it in formato kindle. Per adesso, sarebbe meglio se seguissimo la raccomandazione dell’autore, quindi “ora basta!  Abbiamo perso già fin troppo tempo in chiacchiere. La scienza ci aspetta, ci vediamo dall’altra parte dello specchio.” Vi auguro una buona lettura!

 

…. ma, non prima di confessarvi: Tradurre Il mio gatto odia Schrödinger in portoghese è stato un delirio!

Lingua di partenza – Italiano

“Ed ecco quindi profilarsi davanti ai nostri occhi il famoso esperimento felino. Ve lo spiego con calma.
Dinanzi a voi avete una scatola perfettamente isolata dall’esterno:

– prendete un gatto (consenziente ed a cui avete fatto firmare apposita liberatoria legale)
– un atomo radioattivo
– una lattina di materiale radioattivo.

Mi raccomando di non confondere le tre cose: prendere un gatto radioattivo, una lattina di atomi di gatti fluorescenti, o del materiale scritto da gatti consenzienti non darebbe lo stesso risultato.
Chiudete la scatola e mettetela da parte (pregando che il gatto non tenti di vendicarsi).

Il punto è che l’atomo decadrà, ipotizziamo entro un giorno, ed in quel momento verrà attivato un dispositivo che farà aprire la lattina, la quale di conseguenza farà morire il gatto a causa dei gas tossici emessi (ecco il motivo della liberatoria).

SCIENTIFICAMENTE: un attimo prima dell’apertura, lo stato che descrive il sistema totale della scatola (atomo più lattina più gatto) sarà con probabilità del cinquanta per cento nella configurazione:

Gatto vivo – atomo integro
Gatto morto – atomo disintegrato

Abbastanza chiaro finora. O no?

Ciò che potrebbe però spiazzarvi è che la meccanica quantistica, dice che il gatto si troverà in una condizione stranissima: né VIVO, né MORTO.

A me sta cosa mi spiazza. È affascinante.

Il gatto è in uno stato INCAZZATO sì, ma INDEFINITO.

VIVO, né MORTO.”

Lingua d’arrivo – Portoghese

“E eis que aparece diante dos nossos olhos o famoso experimento felino. Explico com calma para você.
Na sua frente tem uma caixa completamente isolada do ambiente externo:

– pegue um gato (voluntário e ao qual você fez assinar uma declaração de consentimento)
– um átomo radioativo
– uma latinha de material radioativo.

Recomendo não confundir essas três coisas: pegar um gato radioativo, uma latinha de átomos de gatos fluorescentes, ou material escrito por gatos voluntários não daria o mesmo resultado. Lacre a caixa e deixe-a de lado (rezando para que o gato não tente se vingar).

A questão é que o átomo decairá, digamos dentro de um dia, e naquele instante será ativado um dispositivo que abrirá a latinha e, como consequência, matará o gato devido aos gases tóxicos emitidos (aqui está a razão do consentimento).

CIENTIFICAMENTE: um instante antes da abertura, o estado que descreve o sistema completo da caixa (átomo mais latinha mais gato) apresenta 50% de probabilidade na seguinte configuração:

Gato vivo – átomo íntegro
Gato morto – átomo decaído

Até aqui está claro o suficiente. Ou não?

O que poderia desorientá-lo, no entanto, é que a mecânica quântica diz que o gato se encontrará em uma condição “estranhíssima”: nem VIVO, nem MORTO.

A mim isto desestabiliza. É fascinante.

O gato está em um estado EMPUTECIDO sim, mas INDEFINIDO.

Nem VIVO, nem MORTO.”

 

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O homem das pipas

O homem das pipas (titolo in portoghese) racconta la storia sull’incontro tra un adolescente sensibile e un vecchio pescatore, un uomo saggio che vive da solo in una spiaggia deserta. Luis, il vecchio, è un escluso della società, temuto e deriso dalla gente per il modo nel quale vive. Lui però segue la sua vita, non gli interessano le opinioni altrui e si diverte quando fa volare gli aquiloni che costruisce. Isaac, il giovane, è avido di capire la vita. Ogni giorno si pone domande esistenziali e relative all’atteggiamento che le persone assumono. Così, un incontro magico ha luogo e viene raccontato da Erik Minghini. 

L’autore sostiene di vivere un eterno dualismo tra scienza e spiritualità. Lui fa il chimico e da anni pratica lo yoga. O homem das pipas è il suo primo romanzo e già nella prefazione egli esprime il proprio intento: “se qualcuno leggendo questa storia trovasse qualche spunto di riflessione (in accordo o in disaccordo) ne sarei felice. Credo che attivare la mente e porsi delle domande sia un buon modo di vivere”, dice. Minghini crede nella vita e nella trasformazione dell’essere umano e lo dimostra nei valori che trasmette attraverso le pagine del suo libro.

Originariamente scritto in lingua italiana (L’uomo degli aquiloni) il libro è già stato tradotto in portoghese, spagnolo e francese. L’edizione in lingua portoghese è disponibile nel formato Kindle su Amazon.com.br, Amazon.com e Amazon.it. Questa è una storia senza tempo. Un libro da leggere in qualsiasi età.

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Lingua di partenza – Inglese

— Non ce la faccio… vorrei essere sempre felice ma a volte non ci riesco.

— Non devi cercare di essere sempre felice… se insegui la felicità non riuscirai mai a godertela appieno.

— Tu dici?

— Certo! Non sai quella storiella del gattino che si rincorre la coda credendo che sia la felicità. Con più la rincorre, con più quella gli scappa. Se lui invece non la insegue, sarà la coda che gli starà sempre appresso. È così perché la felicità è dentro di noi. Non cercarla, vivila. Non inseguire la felicità: vivi e la felicità sarà il tuo premio.

Lingua d’arrivo – Portoghese

— Não consigo… eu queria estar sempre feliz, mas às vezes não posso.

— Você não deve tentar ser feliz sempre… se você vai atrás da felicidade jamais conseguirá desfrutá-la ao máximo.

— Você acha?

— Claro! Você não conhece aquela história do gatinho que corre atrás do rabo acreditando ser a felicidade? Mais ele persegue o rabo, mais o rabo lhe escapa. Se, ao invés, ele não o perseguisse, o rabo estaria sempre ao seu alcance. É assim, a felicidade está dentro de nós. Não deve procurá-la, mas vivê-la. Não corra atrás da felicidade: viva e a felicidade será o seu prêmio.

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